Riferimento all’opera di CASPAR DAVID FRIEDRICH: “VIANDANTE SUL MARE DI NEBBIA”, 1818

Sublime. Estasi. Inconsistenza dello sguardo annebbiato dalla mente. Confusione. Consapevolezza di un futuro incerto, vacillante. Vacilla l’animo umano. Vibra lo spirito. Di fronte al monumentale panorama costruito dalla natura l’uomo è solo una briciola. Guarda avanti. Guarda fin dove il tuo sguardo può arrivare. Guarda e comprendi quanta strada devi ancora percorrere per arrivare là. Dove? Là dove i tuoi sogni vorrebbero condurti. Là dove le tue forze ti concederanno di giungere. Guarda. La meraviglia sublime di questo nostra pianeta. La meraviglia sublime di un essere umano nella vastità dello spazio infinito.

Il concetto di sublime nasce nell’Inghilterra Ottocentesca; più specificatamente, possiamo dire appartenga a Mery Shelley (1797-1851) che, nel 1818 pubblica la prima edizione di “Frankenstein”, modificata, poi, nel 1831. Il romanzo è l’emblema del significato di Sublime: l’errore umano, sfidare la natura e esserne schiacchiati, rimanere pietrificati di fronte alla bellezza, spiazzante e opprimente, del mondo che ci circonda. Il sublime spaventa. Il sublime attira. Il sublime è la consapevolezza di non essere in grado di controllare gli elementi terreni. Il sublime rende l’uomo umile e consapevole della sua fragilità. L’infinito è sublime. L’universo. La vastità dell’orizzonte. La forza del mare, delle montagne, degli eventi atmosferici. Sublime è tutto ciò che esce dalle competenze dell’uomo e l’uomo ne è affascinato. Attratto. Calamitato dal terrore di sé stesso. Sublime.

Sublime come quell’uomo, dipinto da Friedrich, immobile sul ciglio della montagna. Appoggiato a un bastone da passeggio, elegante nel suo cappotto verde, i capelli spettinati dal vento, ritratto di spalle per regalare la sensazione di apertura dello sguardo. Perso nell’immensità di quel panorama avvolto dalla nebbia. Il dipinto rispecchia, in modo magistrale, i dettami del Romanticismo tedesco: un viaggiatore solitario accompagnato dai suoi stessi pensieri e dalla voglia di scoprire cosa ci sia oltre il tangibile spazio attorno a sé. L’inconsapevolezza dell’eterno infinito che ci circonda, affiancato alla caducità della vita umana. Il Sublime Romanticismo. Il sentimento dell’uomo moderno condizionato dall’incremento demografico e incapace di controllare la natura. Involuzione. Inconscio. Incosciente. Insicuro. Instabile. L’uomo moderno non è diverso dall’uomo Romantico di Friedrich. Siamo tutti osservatori. Lui, però, osserva dall’orlo del precipizio trovando equilibrio nel suo bastone da passeggio. Noi osserviamo il precipizio dagli schermi degli smartphone, trincerati dietro la tecnologia, sicuri di avere quell’equilibrio che, in realtà, non ci appartiene.

Osservare. Comprendere. Imparare. Osservare per comprendere e imparare qualcosa di utile e illuminante per affrontare il domani. Non basta guardare oltre. First of all: avere l’umiltà di avanzare un passo alla volta, un passo davanti all’altro. Un passo è sicuro, una corsa potrebbe non esserlo e inciampare sul limitare del baratro è una fine che preclude ogni nuovo inizio. Friedrich ce lo insegna: fermati e assimila, solo gli uccelli volano. L’uomo potrebbe cadere. Purtroppo non è detto che l’atterraggio sia morbido. Ponderare. Comprendere. Imparare.

Arianna ForniCaspar_David_Friedrich_-_Der_Wanderer_über_dem_Nebelmeer

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