“Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.”

(Eugenio Montale, “Ossi di seppia”, 1925)

Quell’attimo in cui riesci a distoglierti dall’istante in cui stai vivendo, quell’attimo di dissociazione da te stesso, un istante, solo un singolo istante, in cui i tuoi occhi e la tua mente riescono a vedere altro. Un sogno. Un sogno ad occhi aperti può dare una connotazione speciale a qualsiasi momento, anche al peggiore. Un’immagine nitida, vivida e, fondamentalmente, concreta da sembrare vera, inserita in modo corretto nel tuo contesto sociale. Poi ti accorgi, scuoti il capo, ti stropicci gli occhi e fingi di non aver visto niente, di non aver percepito nulla e alla domanda: “Sei con noi?”, rispondi con un mezzo sorrisetto forzatissimo di essere stato còlto da un’improvvisa preoccupazione lavorativa dall’importanza immediata. Sì, sei con loro ma sogni altro, sebbene tu abbia sempre la giustificazione giusta a portata di mano ti senti fuori posto. Non lo fai apposta, lo fai e basta. Sogni, sognare è bello e chi se lo può ancora permettere deve sfruttare l’occasione per tornare bambino. Sognare consente ai piccoli di diventare grandi, ai deboli di trasformarsi in eroi, ai più sfortunati di sentirsi i più fortunati al mondo. Sognare porta la speranza a galla e se galleggia resta visibile anche a quegli occhi più scettici e razionalmente cinici. Il sogno è contagioso, così come lo è la speranza, così come lo è una fragorosa risata. Il bello della vita contagia chi si riesce ad avvicinare, chi ha il coraggio di fare quel passo in più ed osservare meglio. Non è facile convincere l’essere umano a fidarsi di un sogno, nemmeno se quel sogno è tangibile e ha solide fondamenta su cui costruire. Finchè non ci sono i mattoni qualsiasi casa non è una casa e fidarsi di un risultato immaginario non è per niente semplice. Perché dovremmo fidarci di un sogno? Per giunta del sogno impavido di un altro? Per dimostrare la nostra stima nei confronti del sognatore. Non dico di avallare qualsiasi volo pindarico, privo di logica e di credibilità; dico di saper guardare oltre la coerenza con cui un sogno compare e riappare con un progetto tra le mani del sognatore; credere in lui è il primo gesto indispensabile a dar vita proprio a quel sogno. Perché no? Forse aveva ragione. Diamogli una possibilità. Almeno una, tanto per vedere se avrà o meno la capacità di porre quelle fondamenta sulle quali appoggiare il primo mattone stabile. Salire sarà un gioco da ragazzi ma solo con qualcuno che abbia l’onestà di complimentarsi con il sognatore; solo grazie all’aiuto di chi avrà capito che sognare da soli, purtroppo, non serve a niente. Silvio Porzionato, nel 2017, dipinge “Dreamers”, una splendida ragazza coperta di petali rossi, lo sguardo rivolto verso un luogo lontano, verso la sua visione personale, verso quel sogno, ad occhi aperti, che la coinvolge tanto da non farla accorgere di niente, di nulla. Un sogno vero e propiziatorio che potrebbe, o non potrebbe, cambiarle la vita. Molti direbbero: “Non si vive di sogni, la vita è reale e la concretezza prima di tutto”, certo, certo, per carità, tutto vero e tutto estremamente concettuale ma poco lungimirante. Pensate ai grandi poeti, pensate ai grandi scienziati, pensate ai grandi politici, ai grandi esperti di tecnologia moderna, pensate a tutti loro, non importa a chi, createvi la vostra lista di nomi e ora concentratevi. Da dove saranno nate le loro idee rivoluzionarie? Dallo studio, sicuramente; dalla conoscenza e dall’applicazione, sicuramente; dall’approfondimento, sicuramente; sono nate da un sogno, da quel sogno che li ha spinti a fare, con determinazione e sacrificio, tutti i passaggi sopra elencati. I sogni sono la sola cosa che può rendere grande un uomo o distruggerlo, dipende dalla qualità del sogno stesso e dalla capacità di saper scegliere il più valido e il più percorribile. Avete dei sogni oppure volete fare come Snoopy?

Snoopy

In questo caso dormire è sicuramente la soluzione migliore, è impossibile fare danni e non si rischia nemmeno di intromettersi negativamente nei sogni degli altri ma, attenti, vivere sognando la gloria porta alla rovina. Triste analogia di un mondo pieno di contraddizioni.

“All the leaves are brown (all the leaves are brown)
And the sky is grey (and the sky is grey)
I’ve been for a walk (I’ve been for a walk)
On a winter’s day (on a winter’s day)
I’d be safe and warm (I’d be safe and warm)
If I was in L.A. (if I was in L.A.)
California dreamin’ (California dreamin’)
On such a winter’s day”
(The Mamas and the Papas “California Dreamin”, 1966
Questo, ad esempio è un sogno da evitare, è un sogno fine a sé stesso, sarebbe come dire “Scappo in California e mi metto a vendere gelati e collanine sulla spiaggia, è il mio sogno”, sì certo, il sogno di un matto o di un visionario che ha guardato troppi film e si è connesso raramente con la cruda realtà moderna.
No, noi siamo i sognatori concreti e razionali, noi siamo i Cranberries, del 1993 con “Dreams”:
“Oh my life is changing everyday
In every possible way
And oh my dreams
It’s never quite as it seems
Never quite as it seems
I know I felt like this before
But now I’m feeling it even more
Because it came from you
Then I open up and see
The person falling here is me
A different way to be
I want more, impossible to ignore
Impossible to ignore
And they’ll come true
Impossible not to do
Possible not to do”
Noi possiamo scegliere e lasciare che gli altri facciano lo stesso. Noi siamo liberi nella totalità del concetto di libertà vincolata dai regolamenti socio-culturali del nostro Paese. Siamo liberi di sognare ma siamo liberi di realizzare quei sogni solo se condivisi e condivisibili. Solo se coerenti con noi stessi e con chi ci sta attorno, perché se ancora sappiamo sognare è grazie a loro. Non dobbiamo scordarlo mai.
“La Bella e la Bestia” è un film di Walt Disney del 1991, poi riproposto in milioni di versioni televisive, teatrali e cinematografiche; è un sogno. Tutta la storia lo è, a partire da Belle per arrivare alla Bestia ma la cosa più concretamente legata al sogno è quella rosa sotto vetro, quella rosa che conta lo scorrere di un tempo che avrà una fine e determinerà un dramma o un nuovo strepitoso inizio.
la-bestia-in-una-scena-del-film-d-animazione-la-bella-e-la-bestia-della-walt-disney-pictures-178352
Tutta la vicenda è la narrazione di un sogno, con un progetto che va solidificandosi man mano che si avvicina alla conclusione, solo allora lo schiudersi del mistero darà vita alla realtà di quel sogno. Fino a quel momento nulla è reale, tutto appare evanescente, finto, impossibile, proprio come le nostre ambizioni, le motivazioni che ci spingono in avanti. Noi, gli invincibili, siamo capaci di vivere anni nel limbo con la Bestia e Tockins, Mrs. Bric, Chicco, Lumiére e così via; siamo capaci di farlo sicuri che si trasformeranno nella realtà più forte e concreta al mondo. Qualcuno, però, deve credere in noi, dobbiamo fare in modo di essere convincenti, credibili, stabili; dobbiamo trasmettere sicurezza. Proprio come Belle ha saputo fare con suo padre, ha creduto in lei fino alla fine. Le ha dato una chance e ha avuto ragione. Una ragione che, se fosse rimasta un sogno, avrebbe determinato solo una grande sconfitta.
Arianna Forni
La-Bella-e-La-Bestia-Banner-USA-01

 

 

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