“Puoi conoscere il cuore di un uomo già dal modo in cui egli tratta gli animali.”
(Immanuel Kant “Critica della ragion pura”)
Chi li guarda con sospetto, chi ne ha paura, chi li osserva nei documentari, chi vorrebbe toccarne uno, chi, invece, li adora e ha la casa aperta a tanti ospiti affettuosi, chi ne ha ribrezzo e li ritiene sporchi, chi vive nell’incoscienza. Chi vive senza che nessuno gli abbia mai insegnato una lezione fontamentale: un animale è per sempre ed è meglio di un diamante. Un animale ti dà tutto sé stesso, tu sei, per lui, un Dio, hai due mani, cammini su due zampe e sei eretto, hai una testa pesante ed espressiva, chiara nei suoi intenti e diretta all’obiettivo. Ti fai capire in modo chiaro, sempre. Hai qualche pelo, chi più chi meno, ma quelli più belli che hai sono proprio sopra la testa e loro lo sanno. Chissà perché. Siamo strani di fronte a loro. Siamo potenti. Invincibili ma vulnerabili, siamo un periocolo da combattere o un amico da custodire. Siamo veleno o cura, a seconda della circostanza e della razza, non solo quella animale ma anche quella umana, soprattutto. Siamo vili e meschini, sappiamo essere crudeli, cattivi, cinici. Sappiamo riproporre addosso a loro quello che subiamo noi quotidianamente ma non ci rendiamo conto che loro sono la nostra salvezza. Loro sono l’unica connessione con in nostro passato remoto, quello che ha forgiato i tempi moderni, quello che ci ha dato speranza e sicurezza. Ci hanno aiutati nelle guerre, in casa, nelle fattorie, ci sono stati di compagnia, sono indispensabili in alcuni lavori socialmente utili e tutte queste cose le vediamo ogni giorno come allora. Gli animali sono l’amore più vero e sincero che si possa ancora provare in un mondo ostile, beffardo e truffaldino come questo. Quegli occhi che ti guardano, cattivi o buoni come il pane, sono sempre occhi sinceri, trasmettono la loro realtà che è sempre quella che realmente stanno vivendo. Noi? Noi siamo attori, recitiamo la parte dei perfetti cittadini sani di mente e ricchi nel portafoglio per apparire grandi in pubblico, poi torniamo a casa, ci spogliamo di quei quattro stracci rassettati alla bell’è meglio e piangiamo sul lenzuolo della solitudine. Noi uomini di mondo. Noi che non possiamo permetterci di avere un animale perché ci porterebbe via tempo prezioso da una vita frenetica e faticosa; senza nemmeno renderci conto che quegli istanti, trascorsi con il nostro amico peloso, sarebbero una cura psichiatrica più forte degli antidepressivi. Abbiamo bisogno di amore. Tra le persone non si trova più. Sono tutti interessati, menefrghisti, maldisposti nei confronti di qualsiasi compromesso, troppo attenti verso sé stessi e i loro successi lavorativi. Troppo egocentrici. Gente insipida. Infiocchettata nelle loro cravatte strette, con la puzza sotto il naso e l’orologio sempre cinque minuti più avanti dell’orario reale. Gente che ama prendersi in giro da sola non può avere anche un cuore. Dalla nostra parte, da quella degli amanti degli animali, quelli che sanno che una vita può essere salvata grazie all’aiuto di uno di loro, ci sono gli artisti.
Ci sono i bambini di Donald Zolan. Una magnificenza, un sorriso ad ogni quadro, una rappresentazione unica di quanto, gli animali, possano essere fonte di gioco educativo, nell’indispensabile insegnamento del rispetto, dell’educazione, della saggezza nel comportamento umano e animale, nella gestione dell’intelletto rispetto ad un ingegno differente dal nostro. Gli animali si fanno capire ma sta a noi, e al nostro QI, interpretarli, comprenderli e assecondarli, portandoli, con calma e pazienza, verso di noi e la nostra vita, il nostro status sociale e le nostre banalissime regole di quieto vivere. Impareranno. Gli animali, come i bambini imparano, basta rivolgersi a loro con dolcezza e determinazione, con autorevolezza e gentilezza, il tutto condito da uno sguardo d’amore e da una carezza di comprensione. I suoi bambini sono bellissimi:

La capretta che tiene la bimba per il vestitino sembra dirle: “no che è fredda, non cadere, vieni a giocare nel prato”. Che bello, una nitidezza di sentimenti puri come la natura e la sua naturalezza.
Poi c’è Charles Burton Barber (Great Yarmouth, 1845 – Londra, 1894). Una colazione a letto molto particolare, un gattino, un cagnolino e la bimba. Si tratta, evidentemente di una famiglia ricca, la stanza ne è la dimostrazione ma gli animali sono lì, con lei, a tenerle compagnia, incuriositi dal cibo e compiaciuti di far parte di quel bel gioco. Un insegnamento anche questo: la divisione, la compartecipazione, la capacità di non sentirsi unici e soprattutto di non essere mai soli. Loro non ti abbandonano se non sei tu a farlo.

Ma la più grande e stupefacende meraviglia arriva da un fotografo: Nick Brandt (1966). Nel 1995, lavorando con Michael Jackson si recò in Tanzania, per girare il video Earth Song, fu amore a prima vista. I suoi occhi avevano visto la natura selvaggia, gli animali veri, le loro abitudini, il rispetto nel branco e il rispetto verso l’uomo. L’agilità negli spostamenti, la consapevolezza della loro vita e di quanto la loro stessa esistenza sia, davvero, fondamentale per il nostro pianeta terra e così, preso da questa vocazione impellente, si fece coraggio e disse “no”, no ai soldi, no al successo, no a tutto quello che faceva parte del mondo dei video clip e si dedicò anima e corpo solo al suo sogno: fotografare animali in Africa. Il risultato è stupefacente. Ha fatto bene perché la realizzazione del suo primo libro On This Earth, Chronicle Books, 2005, ha segnato un trionfo che prosegue ancora oggi. Un altro sogno diventato realtà. Ha saputo cogliere la natura allo stato brado, ha visto da vicino gli animali più feroci, ha catturato delle immagini incredibili che solo un occhio attento e coraggioso avrebbe potuto vedere. Ci ha permesso di vedere l’Africa da vicino, di sentire le sue stesse sensazioni, di cogliere l’attimo e lasciare un segno indelebile, inconfondibile e very impressive.
L’elefante allo stagno,
le zebre còlte all’unisono di un istante perfetto,
le giraffe che giocano o litigano, che si muovono tra di loro,
gli elefanti in fila perfetta, all’inseguimento di un capo branco che sa dove andare per portare cibo e acqua a tutti quanti e loro dietro, fiduciosi, sicuri.
Magia. Solo questo. Magia. Irresistibile desiderio di toccare con mano un mondo esistente ma lontano, troppo lotanto; pericoloso, troppo pericoloso per noi comuni mortali. Allora guardiamo le sue fotografie e sentiamoci parte di quel Paradiso che ha un sapore antico, ancestrale, primordiale. Vero.
Non è finito. L’animale per eccellenza, dei nostri, così detti, domestici è il cavallo.
Un predado che ha imparato, suo malgrado, a vivere con un predatore e a volergli anche bene. Ha saputo condividere pasti, lavori, costruzioni, spostamenti epocali e adesso anche le competizioni. Lui c’è sempre e ha un cuore molto più grande del nostro, questo è un capitolo che aprirò in un altro pezzo. Ora voglio mostrarvi che, così come ci sono gli artisti che dipingono i cavalli ci sono anche i cavalli che diventano artisti. Esiste Cholla, un mustang-quarter che, con l’aiuto di qualcuno, dipinge e sembra ridere di gusto mentre lo fa. Ha qualcosa di estremamente comunicativo nel suo aver imparato a compiere un gesto tanto umano come quello della pittura. Non c’è niente di infinitamente artistico in questo ma c’è qualcosa di davvero umano e animalesco nell’amore fraterno che ha spinto un animale ad avvicinarsi ai suoi uomini con così tanta intelligenza. Lui ha trovato la chiave per rendersi diverso e irripetibile; lui ha fatto di sé una star. Lui lo sa e, sono certa, se ne compiaccia. Si è reso unico e, con sé, ha reso unici i suoi amici umani che ridono con lui e gioiscono di una cosa semplice che appare strepitosa.
Non faccio proselitismo e non faccio l’animalista, vorrei solo trasmettere un concetto: ama per essere amato e riceverai in cambio l’unica riconoscenza che non ha alcun prezzo. La riconoscenza di un animale che per te morirebbe mentre a lui basta solo un po’ di attenzione sensibile. Un po’ delle tue attenzioni; tra i tuoi tanti impegni impara a offrire una carezza a un essere vivente che non aspetta altro per essere felice.
Arianna Forni