L’evoluzione dell’arte visiva: un’avanguardia moderna che lancia un aspetto social, un’introspezione comunicativa con un pubblico invitato all’interpretazione.

Federico Clapis
Federico Clapis, 4 Aprile 1987, Milano

Federico Clapis è un nome che apre ad un mondo nuovo, un mondo artistico, un mondo emozionale, partito da un concetto semplice e comune a tanti giovani italiani: Youtube. Qualcuno lo ricorderà nelle sue performance attoriali, qualcuno avrà riso dei suoi sketch comici, lo avrà guardato con un occhio molto diverso rispetto a quello con cui lo si osserva oggi. Oggi è sé stesso, non recita più. Oggi si esprime, racconta delle storie e lo fa con la veste che più gli dona: quella dell’artista. Le cose cambiano, il mondo cambia ma esistono delle metodologie in grado di catalizzare un pubblico, in crescita esponenziale, attorno ad un artista sottilmente diverso rispetto a ciò a cui il mondo dell’arte, moderno e contemporaneo, ci ha abituati in modo stabile. Ecco. Clapis è diverso e non sono solo le sue opere a raccontarcelo ma è lui stesso. Sensibilità, ambiguità, dualismo, pianificazione manageriale di sé stesso, tanto come Federico quanto come artista. Magico e calamitante. Ognuno può, deve, avere una sua opinione ma ciò che è oggettivamente diverso, accattivante, coinvolgente, talvolta straziante, va riconosciuto in modo univoco, osservato nel dettaglio e compreso. Compreso attraverso un’interpretazione personale di un’opera nata da una mente sola, umana, come noi, la cui sensibilità, il cui obiettivo, potrebbe non essere il nostro. Qual’è lo scopo di un artista se non trasmettere emozioni, qualsiasi esse siano?

Actors on Canvas The Tree of Life
Federico Clapis, Serie: Actor on Canvas, “The Tree of Life”

Parliamo dei tuoi esordi, della tua grande capacità nel farti conoscere, nell’attirare un numero sempre maggiore di persone affezionate e, soprattutto, interessate al tuo personaggio: “La mia abilità di marketing e la mia, chiamiamola, strategia di partenza è stata, solo ed esclusivamente, un continuo surfare gli eventi. Non avevo una certezza. Ho aperto una parentesi goliardica ben riuscita; con un intento ben definito fin dall’inizio: ho sempre ed esclusivamente voluto fare arte. Poi, attraverso quell’esperienza ho imparato anche a fare video produzione, e, da lì, ho iniziato a produrre video per il web. Pensavo che diventare famoso, in un modo o nell’altro, sarebbe potuta essere una scorciatoia per baipassare un sistema dell’arte, che conoscevo poco, e che mi inquietava parecchio.”

L'austerità al servizio delle emozioni, la macchina al servizio dei concetti.
Federico Clapis: “L’austerità al servizio delle emozioni, la macchina al servizio dei concetti.”

Come ti comporti nello sviluppo della tua arte, in continua evoluzione? “Si tratta di un continuo lasciarsi sorprendere dalla vita. Non programmare ma vivere il momento e l’emozione che ne scaturisce. Ho iniziato, se non sbaglio, nel 2010 con i cucchiaini, si chiamavano “I Mangiamateria”, che liquefacevano la materia su tela, ho sperimentato tantissimo, poi, ad un certo punto, ho iniziato ad utilizzare piccoli soggetti umani in minuature, li ho usati per circa un anno, un anno e mezzo.

Actors on Canvas Red Ego Death
Federico Clapis, Serie: Actor on Canvas, “Red Ego Death”

Dopodiché, ho attraversato varie pause, momenti di transizione e di sofferenza nella privazione dal continuare a produrre, una privazione senza un motivo apparente che poi, in realtà, era un’apertura verso nuovi capitoli. Da questo momento in poi nacque Actor on Canvas, ho toccato il modeling digitale, in qualche modo, inizialmente attraverso una mia scansione laser e mezzi di prototipazione digitale, da lì siamo giunti al vero e proprio modeling, a voler modellare ex novo, non più da una mia scansione del corpo umano. Così, finalmente è nata The Connection, è stata la prima opera modellata.

Federico Clapisc and Connection
Federico Clapis and “Connection”, resina

in seguito Babydorne:

Federico Clapis Babydorne
Federico Clapis – Babydorne

Al momento sto lavorando su altre opere di questo genere. In ogni caso, dopo l’approccio con queste opere in resina è arrivato il grande momento del bronzo; la vita ha bussato alla porta, un giorno il proprietario di una fonderia artistica mi ha scritto attraverso uno dei miei social chiedendomi come mai non mi ero ancora buttato nel bronzo. Ho risposto che si trattava di una questione di costi eccessivi, mi ha proposto di farmi un buon prezzo, tra un discorso e l’altro siamo riusciti a trovare un accordo. Nonostante resti, comunque, molto dispendioso riesco a trarne delle grandissime soddisfazioni. Adesso sta per nascere una scultura enorme, di 3 metri, in bronzo, da esporre in una piazza di Londra questo Giugno. Si tratta di un’opera commissionata da un brand, Eidoo, che mi ha contattato attraverso un’agenzia di una mia amica, l’idea nasce proprio da questa agenzia, loro conoscono molto bene la mission del brand: celebrare il futuro. Infatti si occupano proprio di sviluppo nel e del futuro attraverso un wallet di criptovalute. “Connection” è l’opera che li rappresenta al meglio, soprattutto per il suo livello statuario, inserito, oltretutto all’interno di una piazza centrale di Londra. Credo che proprio “Connection” li rappresenti maggiormente rispetto a quanto potesse fare “Babydorne”. Così ci siamo lanciati nella realizzazione di questo bronzo atomico e devo dire che sarà una grande esperienza, colossale, dovremo portare tonnellate all’interno del centro di Londra, sarà anche un grande lavoro logistico ma, sono certo, ce la faremo.

My baby in NYC
“Connection” in New York City

Esiste una diversità di approccio tra pittura e scultura? È un periodo che sulla tela mi sento più istintivo, dal punto di vista scultoreo c’è una lunga progettazione quindi, può essere, questa la ragione per cui, capita che, a volte, mi senta un pochino più istintivo, e libero, su tela ma, ci tengo a precisare, che l’una non prescinda l’altra. Sotto un certo punto di vista su tela è più divertente, hai un margine di improvvisazione che in scultura, essendoci alle spalle tutto un procedimento ai confini con l’architettura, non sempre risulta possibile. Sono due lavori diversi, entrambi equamente importanti. Appare chiaro quanto in scultura il momento vitale sia quello della creazione, quindi del modeling digitale. Da questo momento in avanti diventa tutto, esclusivamente, procedura; nonostante questo anche in quella fase ci sono degli aspetti creativi, relazionali, umani, con gli artigiani, con i vari problemi, con i ritardi, il saper aspettare, cercando, sempre, di non impazzire. Diciamo che, da un certo punto di vista, è abbastanza terapeutico.

Federico Clapis
Federico Clapis “Babydorne (Bronze)”

Cosa è cambiato in questi ultimi anni? Dal punto di vista umano, poetico, introspettivo, ho smesso di parlare troppo, in realtà vorrei che parlassero i quadri al posto mio. Parlo sempre meno, anche attraverso i miei social, lascio molto più all’interpretazione, addirittura invito gli utenti a fare, e a dare, una propria interpretazione delle opere. In questo contesto, con queste prerogative, la mia figura, nel momento in cui parla, si limita, esclusivamente, ad un pragmatismo manageriale che si trova dietro all’artista stesso, che poi, effettivamente, sono sempre io, è un mio dualismo interno.

“Knowledge - Ignorance” My sculpture on Arnaldo Pomodoro and Lucio Fontana
“Knowledge – Ignorance” Federico Clapis’ sculpture on Arnaldo Pomodoro and Lucio Fontana

Come si sta evolvendo il mondo dell’arte? Non posso dire altro che, ciò che vedremo da adesso in avanti, sarà una vera e propria metamorfosi del mercato dell’arte, come già, pian pianino, sta avvenendo. È tutto sempre più radicale e sempre più social e mediatico, l’artista, from himself, si costruisce da solo, diventando un elemento sempre più importante e preso in considerazione da tutta la vecchia guardia, sempre che, terminato questo processo di sviluppo social-media marketing, non siano già tutti morti! In ogni caso anche le new entry e quelli che verranno non potranno fare a meno di tenere in considerazione questi nuovi dogmi come elementi fondamentali di divulgazione personale, come artisti. L’essere social non è altro che l’essenza stessa per cui un artista nasce, ossia per condividere, per far arrivare delle emozioni alla gente, a più gente possibile. Attraverso questo meccanismo, oggi, già si adempie al proprio compito di divulgazione artistica. Lo stesso vale per il mercato, infatti esiste già tutto un nuovo mondo di collezionisti indirizzati verso questo approccio differente, nonché più incisivo, rispetto al passato. Ci darà delle grandi soddisfazioni. Dal lato più poetico, legato a me stesso, alla ricerca, alla creazione, direi di non voler aggiungere altro. Parlino le opere

Arianna Forni

Seduto di fronte all'immensità di un cuore vuoto - The Emptiness of the Heart
Federico Clapis “The Emptiness of the Heart”

 

 

 

 

 

 

 

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