“[…]sono stato giudicato veementemente sospetto d’eresia, cioè d’aver tenuto e creduto che il sole sia centro del mondo e imobile e che la terra non sia centro e che si muova; Pertanto volendo io levar dalla mente delle Eminenze V.re e d’ogni fedel Cristiano questa veemente sospizione, giustamente di me conceputa, con cuor sincero e fede non fìnta abiuro, maledico e detesto li sudetti errori e eresie[…]”

(Galileo Galielei, Atto di abiura contro la sua teoria dell’eliocentrismo, davanti al Tribunale dell’inquisizione di Roma, nel convento della Minerva, in data 22 Giugno 1633)

Banti, Galileo davanti all'inquisizione, 1857 - da Wikipedia
Banti, Galileo davanti all’inquisizione, 1857 – da Wikipedia

Abiura, voce del verbo abiurare, ab-iurare, ovvero rinnegare, giurare il contrario di quanto affermato fino a quel momento, rivedere le proprie parole per evitare di incorrere in sanzioni gravi. Nel caso di Galileo Galilei l’atto di abiura serviva, come unico scopo, ad evitare la scomunica da parte del Tribunale Ecclesiastico. Partiamo dall’inizio, Galileo Galilei, nato nel 1564, è stato un grande fisico, astronomo, filosofo e matematico, attraverso i suoi studi si è aperto il mondo della scienza moderna, sia nel campo della dinamica che, soprattutto, dell’astronomia, tant’è vero che il metodo scientifico legato alla sperimentazione in riferimento alle teorie sull’universo è, anche, detto metodo galileiano. Il perfezionamento del telescopio è, anch’esso, merito degli studi approfonditi dello stesso Galileo. Era una mente molto aperta, sapeva sfruttare la sua genialità nella lungimiranza di guardare oltre il tangibile, oltre le leggi imposte, soprattutto, dalla Chiesa di quei tempi bui. Partendo dal presupposto che l’intenzionalità degli Ecclesiastici era quella di tenere il popolo nell’ignoranza, legato, mani e piedi, a dogmi dettati dagli stessi membri del Clero, Galileo Galilei si stava ponendo, fin dai suoi albori, in una condizione scomoda. L’uso del latino, nella Bibbia, metteva la plebe nella situazione di doversi fidare di ciò che, dagli alti ranghi della Chiesa, gli veniva imposto. Galielo non aveva intenzione di frenare il suo istinto predisposto alla scoperta, sperando, in cuor suo, di non destare sospetti entrando nell’interesse del Tribunale dell’Inquisizione. Suo malgrado la teoria eliocentrica lo mise in serio pericolo, accusato di eresia, accusato di negligenza nei confronti di un rispetto obbligatorio nei confronti della Chiesa stessa. Fu considerato un sovversivo, stava rovesciando le teorie della filosofia naturale aristotelica, stava convertendo i dettami delle Sacre Scritture, per questo venne processato duramente dal Sant’Uffizio e, il 22 Giugno 1633, nove anni prima della sua morte, fu costretto ad abiurare. Solo Giovanni Paolo II, nel 1992, durante la sessione plenaria della Pontificia Accademia della Scienza affermò gli errori commessi durante il processo contro gli studi di Galilei. Finalmente, forse, gli si è data la possibilità di riposare in pace, nella consapevolezza, generale, della Chiesa compresa, di quanto importanti fossero stati i suoi studi e le sue teorie sul moto terrestre.

Frontespizio di Systema cosmicum di Galileo Galilei (Lione, 1641), traduzione latina del Dialogo - da Wikipedia
Frontespizio di Systema cosmicum di Galileo Galilei (Lione, 1641), traduzione latina del Dialogo – da Wikipedia

Prima di lui solo Copernico aveva iniziato degli studi in questo senso, nettamente in contrasto con le teorie Bibliche ma mai condannate, almeno fino al 1616, in quanto esposte come supposizioni e non come teorie applicative dimostrate e dimostrabili. La differenza, quindi, utile a porre Galileo nella condizione eretica, fu, proprio, il suo studio scientifico sulla base, non più di supposizioni, ma di ragionevoli certezze. Ecco che si esplica, e si espone, il senso dell’atto di abiura, un meccanismo infernale capace di obbligare gli individui ad avere una, e una sola, teoria: biblica e religiosa, imposta e mai e poi mai contestabile.

“Così Dio m’aiuti e questi suoi santi Vangeli, che tocco con le proprie mani.

Io Galileo Galilei sodetto ho abiurato, giurato, promesso e mi sono obligato come sopra; e in fede del vero, di mia propria mano ho sottoscritta la presente cedola di mia abiurazione e recitatala di parola in parola, in Roma, nel convento della Minerva, questo dì 22 giugno 1633.

Io, Galileo Galilei ho abiurato come di sopra, mano propria.”

Si tratta di un atto di violenza contro la capacità personale di ragionamento e di sana ambizione volta alla scoperta, all’evoluzione della specie umana e del mondo, tutto. La Chiesa, in quei tempi, ormai passati, era, estremamente, tirannica, non avrebbe potuto sopportare sommosse o migrazioni verso altri idoli che non fossero legati alla Bibbia. Il mondo Ecclesiastico era il Governo, ancora di più rispetto ai reali regnanti. Loro possedevano la conoscenza suprema, loro parlavano latino, loro erano in grado di comprendersi l’uno con l’altro, era un regalo, doveva apparire tale, il gesto di coinvolgere la plebe. Loro avevano in mano lo scettro del potere, capace, come dimostra la storia, di piegare anche le menti eccelse e illuminate come quella di Galilei.

Appare doveroso sottoporvi il significato etimologico del termine tratto, come sempre, dal Vocabolario Treccani, in seguito potrebbe aprirsi un mondo infinito attorno al quale costruire un’evoluzione di pensiero, strettamente, connesso con la nostra modernità.

abiura s. f. [der. di abiurare]. – Rinuncia libera e perpetua, sotto la fede del giuramento, a cose, persone o idee, alle quali prima si era aderito: fare formale a. dei proprî errori; in partic., ritrattazione giurata mediante la quale si rinuncia per sempre a una dottrina fino a quel momento praticata, riconoscendola erronea ed eretica: l’a. di un’eresia, di uno scisma, o a un’eresia, a uno scisma. Per estens., rinuncia a un credo politico, ritrattazione delle ideologie o abbandono dei principî precedentemente professati, e sim.”

Joseph-Nicolas Robert-Fleury, Il processo di Galilei, XIX sec. - da Wikipedia
Joseph-Nicolas Robert-Fleury, Il processo di Galilei, XIX sec. – da Wikipedia

Considerando che abiurare sia un gesto, al giorno d’oggi, abbastanza deplorevole, nel senso che la propria convinzione, qualsiasi essa sia, dovrebbe essere mantenuta stabile durante tutto il corso della propria esistenza, dobbiamo, ugualmente, dare una connotazione attuale del termine. Ovviamente, non è più un’imposizione, né della Chiesa né, a maggior ragione, dei Tribunali. L’abiura si è persa nella notte dei tempi ma ha conservato un senso molto vicino a tante circostanze a noi familiari. Potremmo dire che abiurare, nel 2018, significhi, in modo esplicito, giurare il falso fino alla morte, convincere sé stessi e gli altri di non aver detto né fatto qualcosa, qualsiasi cosa, in qualsiasi contesto. In pratica, abiurare potrebbe essere applicabile alla nostra sfera politica, e forse non solo alla nostra. Politici che vanno e che vengono, che migrano da destra a sinistra più per possidenza, della poltrona, che per vere convinzioni. Per carità, l’uomo è fatto per poter cambiare idea, niente lo vieta, anzi, ammettere di essersi sbagliati è, di solito, un buon punto di partenza per migliorare, crescere e stabilire nuove alleanze. Eppure, lo sappiamo bene, accadono scenette comico-teatrali a cui, probabilmente, avrebbe potuto sorridere anche il Tribunale dell’Inquisizione. La storia insegna, potremmo andare indietro fino agli anni ’50 del Novecento, troveremmo degli atti di abiura tra i più satirici dell’universo, lo stesso universo eliocentrico smentito dallo stesso Galileo per non farsi condannare in modo definitivo. Siamo ai limiti del ridicolo. Potremmo, con molta delicatezza e senza scendere nei dettagli di politica internazionale, considerare abiura anche il documento siglato tra Trump e Kim Jong Un, chiaramente si tratta di una ricerca di pace mondiale ma non sapremo mai quali interscambi economici e quali favoritismi hanno permesso tutto questo. Infondo la denuclearizzazione di un Paese come la Corea del Nord può apparire come un vero e proprio atto di abiura nei confronti di una forte convinzione, palesata, al mondo intero, in svariate occasioni. Credo che in pochi non se ne siano accorti.
Anche Salvini, dal canto suo, ha abiurato sulla fedeltà ai partiti di centro destra, unendosi ai 5Stelle, nonostante questo, pare, stia cercando di mantenere le promesse elettorali dando credito a sé stesso, idem vale per Di Maio. Resta il fatto che abiurare significhi, oggi, ridicolizzarsi sulla pubblica piazza con consapevolezza, sperando che, almeno i distratti, non se ne accorgano.
Il concetto di base è spergiurare fino alla morte di non essere mai, mai, mai stati coinvolti in un pensiero, in un sodalizio, in un impegno, una volta convinti di questo si può far finta di nulla e scivolare nella direzione opposta tra lo sgomento generale e il plauso di chi, ancora, crede che sia tutto fatto con cognizione di causa e buonsenso. Dobbiamo ancora vedere quanto buonsenso e quanto ben pensare risieda in tutto ciò.
I bambini abiurano spesso, giurano il contrario per non subire punizioni, loro, sì, attuano l’abiura proprio come Galileo Galilei, per evitare la scomunica da parte della mamma. Appare come una dolcezza infantile di cui non andare fieri ma che, infondo, riesce a strappare un grande sorriso.
E voi? Abiurate o siete fedeli a voi stessi? Ormai di roghi non se ne vedono più in giro, tranne qualche regolamento di conti delinquenziale, e allora, forse, solo in questo caso, l’abiura è ancora punita con la morte. Per il resto siamo, tendenzialmente liberi, nel rispetto del prossimo e, soprattutto, nel rispetto di ciò che siamo perché sapere di essere non è semplice, sapere cosa pensare e mantenere fede a sé stessi è ancora più difficile.

Arianna Forni

Fasi della Luna disegnate da Galileo nel 1616 - da Wikipedia
Fasi della Luna disegnate da Galileo nel 1616 – da Wikipedia

 

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