“Battaglie: La ragione vince tutte le scaramucce. Vincesse una battaglia ch’è una!”

(Gesualdo Bufalino, “Bluff di parole”, 1994)

Il Razionalismo nasce, come movimento filosofico, da un concetto della cultura latina, ratio, con il significato, pieno, di ragione, quindi ragionamento umano. Si sviluppa anche nell’antica Grecia, uno dei suoi maggiori esponenti è Pitagora che fa della geometria uno studio razionale, reso artistico grazie al suo metodo deduttivo, associativo. In filosofia indica il principio della ragione umana e della sua conoscenza, messa in pratica attraverso, personali, comportamenti, atteggiamenti, condizioni e, di conseguenza, condizionamenti, più o meno efficaci per la soluzione delle proprie questioni e/o delle risposte alle domande esistenziali. Il razionalismo non lascia spazio al sentimentalismo, dettato dall’anima, ma è vincolato da schemi, appunto, razionali, visibili all’occhio e tangibili. Si tratta della valutazione di assiomi, che concedano la costruzione di un processo mentale deduttivo, per mezzo della sperimentazione fisica. L’uomo non è più la soluzione di e per sé stesso ma è il mezzo attraverso il quale sperimentare, provare, dedurre e costruire teorie valide e valorizzate dai test effettuati. Siamo, di conseguenza, in un ambito scientifico, reso valido, in ogni settore sperimentale, grazie alla professionalità e allo studio. Dal razionalismo filosofico si passa, quasi direttamente, solo dopo secoli di approfondimenti, al, così detto, Movimento Moderno, legato al mondo dell’architettura. Si parla, quindi, di un nuovo processo di progettazione, di visione delle costruzioni urbanistiche e del design, di interni ed esterni. Gli architetti, legati a questo movimento, fanno del loro mestiere un’arte utile alla semplificazione edilizia mantenendo compostezza e equilibrio dell’insieme. Uno dei primi ad aderire a queste teorie è Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret-Gris, nato nel 1887 e morto nel 1965.

I cinque punti postulati da Le Corbusier trovano la loro massima espressione in villa Savoye, presso Poissy, in Francia - da Wikipedia
Le Corbusier, villa Savoye, presso Poissy, in Francia – da Wikipedia

Le Corbusier, nel corso dei suoi studi architettonici, aveva stabilito cinque punti, fondamentali, da rispettare nella costruzione di un edificio razionale, quanto funzionale: i pilastri, chiamati pilotis con il termine francese di riferimento, i tetti a giardino, piatti quasi fossero una grande terrazza, le finestre a nastro, che possono occupare tutta la superficie desiderata grazie all’utilizzo di calcestruzzi armati, contribuendo ad aumentare la luminosità degli ambienti e la sensazione di grandezza degli stessi, la pianta libera, quella che, per noi, oggi, è l’open space, utile a costruire gli ambienti interni senza essere vincolati dalle pareti portanti e dalle, conseguenti, colonne, il quinto elemento è la facciata libera, possibile, anch’essa, grazie al calcestruzzo armato che sostiene l’intera costruzione e ne garantisce una libertà di movimento e di riempimento, sia con pannelli orizzontali che verticali, così come con inserti in vetro. Una vera e propria rivoluzione in ambito architettonico, magari un po’ scarno, un leggero pugno in un occhio ma, pur sempre, un drastico cambiamento rispetto alla pomposità a cui si era abituati in precedenza. Ora, ci spostiamo in Italia, a Milano, per la precisione tra il 1956 e il 1960, anni di costruzione del Grattacielo Pirelli, il Pirellone:

Grattacielo Pirelli, Milano (1956-61). Foto di Paolo Monti - da Wikipedia
Grattacielo Pirelli, Milano (1956-61). Foto di Paolo Monti – da Wikipedia

Progettato da Gio Ponti per essere il grattacielo più alto del mondo. In effetti, mantenne il primato dal 1958 al 1966. La progettazione risale al 1950, ci vollero ben sei anni prima dell’inizio dei lavori di costruzione. Si basa sui concetti, già espressi, legati al Razionalismo architettonico, al Movimento Moderno, in cui la base di partenza è l’innovazione del calcestruzzo armato, con la conseguente liberazione degli spazi interni ed esterni, oltre alle pareti, riempite da aree chiuse con pannelli, verticali e orizzontali, che fanno da cornice alle grandi finestre, forse, l’innovazione più evidente in questo nuovo stile architettonico appoggiato, rispettato e riconosciuto, in tutta Europa e, successivamente, in tutto il mondo. Ne sono una dimostrazione, evidente, gli skyscraper di New York, progettati da architetti del calibro di Mies van der Rohe e Philip Johnson:

Il Seagram Building di Mies van der Rohe e Philip Johnson a New York, 1958 - da Wikipedia
Il Seagram Building di Mies van der Rohe e Philip Johnson a New York, 1958 – da Wikipedia

Il Razionalismo architettonico, però, non si esplica solo nella vera e propria costruzione di edifici, vorrei mostrarvi come, alcuni artisti legati al mondo della pittura, abbiano appoggiato, compreso e qualificato, questo modo di osservare il mondo, rendendolo più lineare e ordinato. Lo scopo, appunto, è dare ordine al caos cittadino, mettere basi statiche, creare punti di riferimento privi di qualsiasi intromissione estetica, mezzo di distrazione e di appesantimento degli ambienti. Ecco spiegato il punto di partenza, filosofico, di questo movimento fisico e, in parte, costruttivista, ovvero dedotto dall’esperienza, quindi, dagli insegnamenti dati da una sperimentazione, sia essa positiva che negativa. Vorrei iniziare mostrandovi una tela di Giorgio De Chirico:

Giorgio de Chirico, Piazza d'Italia con fontana, 1968 ca. Fondazione Giorgio - da Artribune
Giorgio de Chirico, Piazza d’Italia con fontana, 1934  – da Artribune

Spazi aperti, pilastri, linearità, ampiezza e pulizia delle pareti, quiete, nel bel mezzo di una piazza i cui palazzi non disturbano, anzi, creano ordine e prospettiva, regalano una regolarità d’impostazione, suggerendo lo stesso atteggiamento agli uomini che la attraversano. Uno schema architettonico, rigido, dovrebbe creare la medesima impostazione, rigida, a livello sociale e sociologico, creando un condizionamento dettato dal rispetto, quasi reverenziale, degli ambienti, al contrario, il disordine crea caos e dal caos nasce l’anarchia. Sulla base di questi studi metodologici si stava ricercando una maggior vivibilità delle città, sia a livello lavorativo che sul piano relazionale. La storia ci insegna che, purtroppo, l’uomo tende a svicolare dagli schemi e dalle regole per scegliere per sé non curandosi del prossimo né, tantomeno, degli ambienti che lo circondano e in cui, tra l’altro, abita. Potremmo paragonare un grande artista come De Chirico ad una giovane contemporanea, Paola Marzano:

L'Architettura Razionalista negli anni '30 a Roma, Paola Marzano - da UnDo
L’Architettura Razionalista negli anni ’30 a Roma, Paola Marzano – da UnDo

La Marzano, nasce a Gallipoli, Lecce, nel 1975, è artista di Arti Visive e docente di disegno, laureata, nel 1998 in Pittura, presso l’Accademia di belle arti di Lecce, si trasferisce a Roma e poi a Cortina d’Ampezzo dove svolgerà svariate attività in ambito artistico, sia personale che accademico, nel 2010 collabora con Magnolia Fiction, nel 2012 lo stesso Lorenzo Canova cura la sua mostra Il Velo di Maya, da questo momento in poi la sua carriera mantiene una costante ascesa, affermandosi come un’interessante artista dal tocco particolare, molto legata a certi movimenti sia pittorici che architettonici, com’è ben dimostrato da alcune delle sue tele. Nonostante sia molto interessata al nostro presente, all’evoluzione artistica moderna si lascia, a volte, condizionare dal desiderio di ripescare dal nostro grande passato:

PAOLA MARZANO - voglia di ieri - da Wix
PAOLA MARZANO – voglia di ieri – da Wix

Un quadro spiccatamente neoclassico, stile romano antico ma che, in fin dei conti, mantiene vivi gli schemi del Razionalismo base del Movimento Moderno. I colori caldi, più vicini al metodo pittorico di De Chirico, regalano più movimento d’insieme, ben condito dalle ombre e dall’apertura dello spazio verso un vuoto, padrone del fuoco centrale dell’opera. In primo piano la botte di vino, sulla quale troviamo anche la sua firma, gioca, a sua volta, sulla rimembranza. Proprio la linea continua che parte dagli inserti in ferro, tipici delle botti di legno vecchio stile, conduce il nostro sguardo verso la strada bianca di cui non conosciamo né la destinazione né il luogo di partenza. Ci troviamo, con tutta probabilità, in un contesto di una cittadina abbandonata, dal sapore ancestrale, viva nel suo dipinto e nel ricordo di coloro che fanno della storia la costruzione del nostro presente.

Il Razionalismo è un concetto diametralmente opposto all’Empirismo, nato nella seconda metà del Seicento in Inghilterra, per il quale la conoscenza umana non passa attraverso una razionalizzazione dei concetti ma bensì attraverso un’esperienza sensoriale degli stessi. Oggi, l’Empirismo è un modo di approfondire lo studio partendo da un meccanismo detto a posteriori, ovvero che ponga le sue radici in ciò che eravamo per determinare ciò che siamo. Infatti, l’empirismo rientra nell’ambito della scienza, naturale e sociale, grazie alla formulazione di ipotesi che possano avere continuità oppure essere smentite, ribaltate e ricostruite dal punto di partenza. La cosa più importante è il fatto che l’Empirismo parta da una cognizione positiva del mondo, dei suoi abitanti e delle cose, il Razionalismo, semplicemente, razionalizza fino al punto di scindere, totalmente, dalla parte sentimentale ed emozionale tipica dell’uomo.

Cosa sia meglio e cosa sia peggio non è decifrabile, ognuno ha le sue idee e tali devono rimanere. Credo che pescare sia dall’uno che dall’altro possa essere la soluzione migliore per determinare equilibrio e infondere sicurezza ad entrambi i fautori dell’uno e dell’altro movimento. Viviamo in una situazione in cui è sempre più difficile trovare stabilità. Oggi ragionare in modo empirico e/o razionale è sempre più complicato, bisognerebbe ripartire dalle basi e scavare fin nella profondità  dei vari significati, insiti in ciascun ragionamento. Solo così, forse, potremo ritrovare una strada, riconducendo mente e spirito verso una razionalità d’insieme dettata dal cuore e non solo dalla scienza.

“Il sonno della ragione produce ministri.”

(Alberto Arbasino, da Matinée: un concerto di poesia”, Garzanti)

Arianna Forni

 

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