“Ho cercato di organizzare il caos. Ho visitato la baracca, i settori, le fabbriche. Ho scelto un gruppo di leader e ho cercato con loro di ribaltare gli obiettivi per il 2007. Allora non pensavo di poter arrivare al livello dei migliori concorrenti, mi sarei accontentato della metà classifica. Nessuno ci credeva, pensavano che avessi fumato qualcosa di strano. Oggi posso dire che non mi ha mai sfiorato la tentazione di rinunciare, piuttosto il pensiero che forse non avrei dovuto accettare. Ma era la Fiat, era un’istituzione del paese in cui sono cresciutò.”

(Sergio Marchionne)

Sergio Marchionne - da Wikipedia
Sergio Marchionne – da Wikipedia

Anche se potrebbe non sembrare, il mondo delle automobili, dell’automobilismo, degli automobilisti, è arte, fa parte dell’arte, regala sensazioni, fa sentire forti, veloci, importanti. L’auto è come un vestito, è come la moda, un accessorio che si indossa per apparire, per farsi riconosce, a volte bene, altre male. L’importante è il modo di porsi nei confronti del mondo, del proprio mondo, della propria vita sociale e del proprio lavoro. L’automobile, in Italia, è un must have, un simbolo, un’importante merce di scambio, un biglietto da visita, l’automobile è un segno distintivo di benessere, personale, così come di tutto il Paese. Il processo di realizzazione e produzione è infinito, quasi interminabile, bisogna rimanere al passo con i tempi e considerare bene costi e ricavi. Un’automobile non è certo un quadro, per il quale l’investimento da anteporre è per i pennelli, i colori e la tela, no, per una vettura è ben diverso e rientrare dei costi, ricavarne un guadagno e pagare gli stipendi non è, poi, così ovvio. Si fa fatica, di questi tempi, si fa fatica a fare tutto, il settore che subisce più sofferenze è il primario, le materie prime, e i beni legati alla classe media, prima, anche non potendo, la gente comprava, ugualmente, ora limitano i danni e tengono i risparmi nel cuscino. Le aziende arrancano e qualcuno deve risanarle, non tanto per l’affezione all’azienda quanto per i dipendenti, con relative famiglie a carico. Solo la visione, di un visionario capace di vedere crescita, nell’abominio infernale, può essere la soluzione. La visione, però, non basta, serve professionalità e un grande scudo con cui ripararsi dai colpi dei concorrenti, dei nemici. Si può vincere? Sì, si può.

Fiat 500 Storiche - da Living DECO
Fiat 500 Storiche – da Living DECO

“La leadership non è anarchia. In una grande azienda chi comanda è solo. La collective guilt, la responsabilità condivisa, non esiste. Io mi sento molte volte solo.”

(Sergio Marchionne)

Ecco le parole di un visionario, con immense capacità imprenditoriali. Sergio Marchionne ha saputo risollevare un’azienda al limite, ha saputo ridare all’Italia una credibilità produttiva a livello mondiale, ha saputo dare stabilità. Questo è ciò che dovrebbe fare un leader, rendere equilibrato ciò che non lo è, il contrario di quanto abbiamo, tristemente, visto negli ultimi sviluppi politici di un Paese in crisi, il nostro. Anche i leader, purtroppo, hanno una fine, devo ricollegarmi, con rammarico, al discorso legato alla caducità della vita, all’effimera bellezza che tanto ci aggrada, e ci avvolge, quanto ci trucida nel momento della sua, innegabile, scomparsa. Forse, ha deciso così, forse, ha mollato il colpo perché gli anni di fatica, di impegno e di dedizione avevano già fatto, di lui, un personaggio memorabile, da libri di storia, di marketing, di economia, di gestione e ristrutturazione aziendale. La sua persona non smetterà mai di insegnarci qualcosa, nemmeno adesso. Io parlo di arte, non di cronaca, non di eventi drammatici, non di lacrime, parlo dell’arte creata dalle persone, anche lui, pur non essendo un artista, nel senso stretto del termine, è stato artistico nelle sue competenze, così come tanti altri imprenditori. Lo scempio è accorgersi di quanto sia grande un individuo solo post mortem, prima sono tutti bravi solo a criticare. Tanto per fare un esempio:

“Il vero problema della Fiat non sono i lavoratori, l’Italia o la crisi (che sicuramente esiste): il vero problema sono i suoi azionisti di riferimento e il suo Amministratore Delegato.”

(Diego Della Valle)

La storia parla da sola, non serve aggiungere altro, non servono né elogi né altri rimproveri, servono solo mere constatazioni. La prima? Beh, la prima è che, all’apertura, il titolo FIAT abbia perso, in borsa, oggi, 25 Luglio 2018, il 15,5%, anche in questo caso le considerazioni vengono di conseguenza, evidentemente “il vero problema – della FIAT non era – il suo Amministratore Delegato”, sono polemiche sterili che non portano molto lontano. Il fatto è che, oggi, l’azienda è in mano al suo vice, Mike Manley, inglese di nascita e, pare, molto stimato, anche, da Donald Trump. Vedremo. Non sono una economista e non voglio esprimere i miei pensieri a riguardo, non è questa la sede adatta. Mi limito ai dati di fatto, con questo scopo cito Marchionne durante un intervento presso il convegno L’Industria del 2007, a voi le considerazioni a riguardo:

“Alcuni economisti sono convinti che il sistema europeo — per migliorare produttività, efficienza e profitti — debba convergere verso il modello americano. Non credo che questo tipo di convergenza sia possibile nel medio termine, ma non credo neppure sia auspicabile.”

(Sergio Marchionne, dal Convegno de L’Industria, 22 Settembre 2007)

La storia della FIAT è lunga una vita, nasce l’11 Luglio 1899 a Torino, nonostante abbia cambiato nome, gestione, organizzazione, è ancora viva e vegeta e continua a vendere le sue vetture in tutto il mondo. La sua fama è arrivata persino nei cartoni animati, anche Lupin III guidava una FIAT 500 e la stessa si è trasformata in un eroe del film d’animazione Cars, prendendo il nome di Luigi. Trovo tutto questo molto bello, molto gratificante, a livello nazionale e, beh, personale. Le auto sono, da sempre, oggetto di studio, di arte vera e propria, di dipinti mozzafiato e fotografie incredibili. L’auto è il sinonimo di velocità e di progresso, non importa che sia una FIAT 500 o una super-car milionaria, l’auto è un’auto ed è il motore a renderla viva, a permetterle di essere arte.

Velocità d'automobile (Velocità n. 1). Giacomo Balla - da ARTE
Velocità d’automobile (Velocità n. 1), 1913 Giacomo Balla – da ARTE

Nel 1913, Giacomo Balla, esponente del futurismo, rappresentava così la velocità di una vettura, chissà che non si trattasse proprio di una FIAT, potrebbe essere dato che la nascita dell’azienda risale a 14 anni prima di questa tela. Poesia, forse, affezione, forse, nostalgia, sicuramente. Eppure, ciò che rende bello un oggetto è il modo con cui si può, e si riesce, a renderlo condivisibile, condiviso, di dominio pubblico, noto, famoso, è la sua incredibile bellezza utile, alla portata di tutti, a farne un’opera d’arte. Questa è la mission con cui è nata la FIAT, a Torino, in quel 1899: dare a tutti la possibilità di semplificare la propria vita. Ci sono riusciti, fino ad oggi. Le aziende si reggono sulle persone, sono le menti a rendere grande un’impresa ma nulla è certo finché non si renda possibile certificare dei risultati tangibili. Mi riferisco alla continuità, il passato è passato, la storia è storia e dovrebbe aver insegnato, parecchio.

Fiat 500 e Vespa - da Living DECO
Fiat 500 e Vespa – da Living DECO

D’altra parte, in quel 1913 di opere, “Dinamismo di un’automobile”, se ne sono viste parecchie, in giro, persino Luigi Russolo, se la guardate bene potrebbe davvero sembrare una 500:

Luigi Russolo, Dinamismo di un'automobile, 1912-13 - da Arte & Football
Luigi Russolo, Dinamismo di un’automobile, 1912-13 – da Arte e Football

Suggestione, rimpianto e ricordo, fanno parte della vita di tutti e tutti vorremmo non dovercene liberare mai, la memoria fa parte dell’esperienza ed è quest’ultima ad insegnarci come affrontare il prossimo passo, lo step successivo, la cosa fondamentale sarebbe conoscere quella storia e avere la coscienza, consapevole, di dover fare qualcosa per potersi prodigare verso l’avanzamento, meccanico, tecnologico, scientifico ma, soprattutto, culturale. Ogni ambito della nostra vita riguarda la cultura, chi più ne ha più ne deve utilizzare; farne buon uso è un dovere, esprimersi al meglio è un obbligo, mettercela tutta serve a non avere mai rimpianti.

“Concentrarsi su se stessi è una così piccola ambizione.”

(Sergio Marchionne, dalla Lectio Magistralis per il conferimento della Laurea ad Honorem in Ingegneria Gestionale, Politecnico di Torino, 27 Maggio 2008)

Parole di un uomo che, per l’Italia ha fatto tanto nonostante le critiche, gli haters ci sono proprio ovunque. Pensare che la sua prima laurea, alla University di Toronto, in Canada, era in Filosofia, poi in Giurisprudenza, alla Osgoode Hall Law School della York University, in Ontario, Canada, per finire un Master in Business Administration presso la University of Windsor, sempre in Ontario. Un filosofo, imprenditore, il connubio perfetto tra saggezza e scienza, tra estetica ed empirismo.

Arianna Forni

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