02/08/2018 Poter guardare in faccia il domani – Disfruta de tu vida y todo serà mejor

Non posso trovare parola migliore se non Straordinario, lo so, lo ripeto spesso ma, vi assicuro, questo posto lo è davvero. È straordinaria la natura, il mare, la gente che popola l’isola, questo Resort, le stradine dove tutto sembra avvolto da uno spettro di magia. Non me lo sarei mai aspettata, questo non è solo un viaggio, è, più che altro, un percorso interiore. L’arte di saper guardare.

Appare molto semplice ammirare le opere degli altri e tacciarsi per critici pur essendo delle capre – ringrazio sempre il nostro, unico vero critico d’arte italiano, Vittorio Sgarbi, per la citazione. Siamo tutti destri nel destreggiarci di fronte a chi, culturalmente, né sa meno di noi, poi, però, nostro malgrado, saremo costretti a confrontarci con chi, davvero, ha della conoscenza, vera. Saremo capaci? La domanda ha una risposta che non posso certo darvi io, per quanto mi riguarda, so di avere molto, troppo, da imparare ma sono pronta a farlo, ne sono entusiasta. Nessuno potrà mai dire di sapere tutto, l’onniscienza non esiste, forse, in modo unico, la Terra può mostrare questa padronanza a noi ignota, forse, anche le stelle ma, bontà loro, non sono eterne, come noi.

Dopo aver visto questo posto le mie idee, le motivazioni, i sogni, le aspettative, sono cambiate, sono chiare. So chi sono, voi? Non pensate sia così semplice sapere di essere qualcosa piuttosto di altro. Noi non siamo cose, siamo anime, guardare nella propria anima potrebbe fare molto male ma è il solo modo per comprendersi, davvero.

C’è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo, c’è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l’interno di un’anima (Victor Hugo)

L’ombra è lo specchio dell’anima prima ancora dei nostri occhi.

Quest’anima chiara, oscura, sconosciuta, va, solo, capita, studiata, va, soprattutto percepita, non è l’immediatezza, è la pazienza a farci guardare dentro quella psiche, sublime, superba, capace di rendere l’uomo un essere pensante, capace di discernere, questo vale per pochi. Tutto prende un senso solo quando si apprende a fluttuare nel proprio cervello. Ecco, qui è possibile, qui si può, veramente, galleggiare sulla, e nella, propria anima qui siamo come in The Sound Of Silence, di Simon & Garfunkel, nel 1964:

Hello darkness, my old friend

I’ve come to talk with you again

Because a vision softly creeping

Left its seeds while I was sleeping

And the vision that was planted in my brain

Still remains

Within the sound of silence

Un passo indietro nel tempo per ascoltare il rumore del silenzio, anche da qui, da quest’isola magica, unica. Ci sarà sempre bisogno di tornare a parlare con la propria oscurità, con quel subconscio incontrollabile, basterà saper ascoltare sé stessi, saper ascoltare, ancora una volta, il fanciullino, ascoltarsi nel profondo, immenso, di un ego materno e paterno. Impariamo ad imparare.

Qui, anche in mezzo alla gente si riesce a non sentire nulla, solo la calma. Approdare su quest’isola significa prendere coscienza di sé, di chi siamo, cosa vogliamo, come lo desideriamo e, soprattutto, perché. Il perché è sempre una domanda scomoda, è scomodo rispondere ed è, altrettanto, scomodo sentirsi messi alla prova. I perché, della vita, iniziano da bambini ma non finiscono mai, allora ci si guarda attorno e si prova a rispondere attraverso la bellezza, la sola, ed unica, cosa che non ci farà mai del male. I perché possono annientarci o farci rinascere, dipende dai punti di vista.

Amo i colori, tempi di un anelito inquieto, irresolvibile, vitale, spiegazione umilissima e sovrana dei cosmici “perché” del mio respiro. (Alda Merini)

Sono felice, forse, è una cosa semplice, magari no, non credo. Sono felice di ciò sto respirando, felice di aver imparato ad ascoltare il mare. Sono fiera, sono orgogliosa. Sono io e so dove sto andando.

Ora a cena, poi si vedrà.

Arianna Forni

31/07/2018 – 01/08/2018 La certezza di poter ritrovare sé stessi

Serenità, Equilibrio, Calma, Pace, un, florido, insieme di aspetti naturali ma innaturali nel mondo moderno, nella quotidianità lavorativa, nel caos che ci circonda. Ho scoperto la pace e l’arte di avere, quella, pace dentro il proprio corpo, nel proprio spirito adulto seppure ancora fanciullesco. Riprendo, per un attimo, proprio, Il Fanciullino di Giovanni Pascoli, scritto nel 1897:

“È dentro di noi un fanciullino che non ha brividi […] ma lagrime ancora e tripudi suoi”

Ci vorrebbe una buona dose di raziocinio mista ad una grande forza di autocontrollo nell’ascoltare i desideri, i bisogni, di quel fanciullino sempre, e per sempre, dentro di noi.

Sappiamo sorprenderci, se solo lo desiderassimo, se solo riuscissimo a guardare nella profondità di ogni dettaglio, sapremmo tornare bambini, questa è l’arte che ci appartiene. Guardate gli occhi di questo piccolo Yorkshire, sembra chiamarti, ti chiede se vuoi giocare con lui. Era fuori dall’albergo, con il suo padrone tedesco, mi sono incuriosita e gli ho chiesto di poterlo accarezzare. Ho giocato un po’ con lui prima che arrivassero a prendermi, doveva correre a fare surf ed ero entusiasta ma mi sono accorta di quanto quegli occhi fossero, profondamente, sinceri. Dagli animali ho capito tante cose, dai cavalli, soprattutto, ma da qualsiasi essere vivente, basta che stia su quattro zampe e non su due piedi. Quegli occhi ti danno l’anima Sarebbe bello avere un mondo di adulti consapevoli di dover trovare la propria pace. Stare bene non è semplice, è, forse, la cosa più difficile al mondo ma è possibile, l’impossibile è l’accettazione del caos, conviverci senza fare niente per cambiare. L’arte siamo noi, dobbiamo essere arte di noi stessi, trasmetterla, condividerla, percepirla a insieme al resto del mondo, respirarla. Così l’arte sarà parte di noi e potrà guidarci nel nostro lungo percorso.

Sto vivendo giorni straordinari, nella straordinarietà di un luogo inaspettato, inimmaginabile, poi, ad un certo punto, senti le sue vibrazioni nell’anima e comprendi quanto sia sciocco limitare la propria esistenza, chiudersi in una routine quotidiana, quasi, impossibile da cambiare. Bisogna sapersi adattare, adattare la propria essenza al percorso, tra salite e discese, tipico della vita di ognuno di noi. Sarebbe bello potersi mettere alla prova, in ogni momento, tentare di superare i propri limiti guardando oltre. Cos’è un limite se non una, mera, condizione della mente umana? Nulla, il limite siamo noi a stabilirlo, a priori, senza nemmeno pensare a tutte le cose belle che potremmo trovare, oltre il nostro limite, oltre noi stessi. Vincenzo Monti, nella sua Poesia La Fecondità, recita:

“Di velo, li sai, compiacesi

Amor modesto e puro.

Va, fra quell’ombre tacite

Mi troverai, tel giuro.”

Sarà il mare, la sabbia, il vento, le rocce laviche, sarà la natura, sarà il Paese così straordinario, sarà che qui, in questo luogo, si possa, davvero, vedere qualcosa di insperato, qualcosa di magico, di artistico. È come ascoltare la musica, puoi detestarla perché non rientra nei tuoi canoni, oppure puoi provare a capirla, a creare feeling con essa, a sentirla battere proprio come Il battito animale di Raf:

Credo abbiam perso la testa

O soltanto perso di vista

Le cose più vere

Nel mare in tempesta

E forse non basta

Ma confesso di avere paura

E non mi era ancora successo

Paura del mondo

[…]

E allora prova a lasciarti andare

Che ti sale su

Va dritto al centro del tuo cuore

E non si ferma più

È il battito animale

Lasciarsi andare è la cosa giusta, sentire quel battito del, e nel, proprio cuore, percepire la vita, avere voglia di andare avanti, di farlo bene, con equilibrio, con stima verso sé stessi, con fiducia nei confronti delle persone care e, un briciolo, di scetticismo verso l’ignoto. Basta fare attenzione, circondarsi di bontà, lasciarsi avvolgere dall’abbraccio del mare, dal vento che ti scompiglia i capelli. Respira, è vita, è arte.

Qui c’è molto da imparare, dalla natura, sì, ma, anche, soprattutto, dall’osservazione, attenta, dei soliti dettagli, delle persone che ci passano accanto. Basta guardarli, qualcuno è gentile, qualcuno è schivo, può sembrare scortese, forse, si tratta solo di inadeguatezza, di timidezza. L’approccio è fondamentale, ho parlato con tante persone, tutti stranieri, tutti diversi l’uno dell’altro, eppure tutti uguali. Puoi chiederti in te stesso ed evitare il contatto, oppure sorridere, da qualche tempo a questa parte sono predisposta alla seconda opportunità.

Ho fatto un giorno di surf assieme a quattro persone provenienti da Paesi diversi, ognuno parlava nella sua lingua, l’istruttore era tedesco, trasferito in Italia, poi in Francia e, infine, qui. Da quattro anni non esce dall’isola perché non vuole più trovare il male, ha scoperto la sua pace e la sa trasmettere, la vuole trasmettere. Se possiedi il bene supremo dell’equilibrio interiore sarai una persona migliore, ora e sempre.

Vorrei restare qui, forse, o forse no. Vorrei, quando questa prima parte di vacanza volgerà al termine, portarmi via ogni parola scritta, ogni sensazione, ogni emozione, tutto. Vorrei immergere il mio subconscio in questa terra magnifica e non smettere mai di sentirla vibrare. Vorrei essere in equilibrio con il mondo, con la globalità dell’essenza umana, della parte buona, sensibile, quella in grado di comprendere i problemi esistenziali e, soprattutto, quelli personali, che sappia essere presente nel bisogno e silenziosa, nel rispetto della propria stessa intimità. Il mondo; strana cosa, eppure vive nonostante l’uomo, e il suo egocentrismo, stia cercando di fare del suo meglio per distruggerlo.

Lasciamo che il mondo respiri, lasciamolo vivere, nella sua purezza, avremo meno problemi, sapremo apprezzare molto di più ciò che abbiamo. Non smetterò mai di ripetere che arte e cultura sono il frutto di ciò che siamo stati, personalmente, storicamente. Il passato non si cambia, per quanto brutto possa essere è solo da lì che si può ripartire, davvero.

Arianna Forni

30/07/2018 La rinascita

Straordinario. Sembra quasi che non abbia mai visto il mare, o un’isola, o un Paese straniero. Certo che no, qualche esperienza c’è l’ho, eppure qui è tutta un’altra cosa, un’altra storia. Non credo sia sufficiente descriverla, seppure in modo dettagliato, bisognerebbe immergersi nel racconto per capire, per vedere.

Come tutte le mattine, come da abitudine, mi sveglio presto, esco, respiro e corro, mentre corro osservo, non mi sembra nemmeno di fare fatica, il mare mi accompagna, la scogliera mi fa compagnia, mi parla, corriamo insieme verso l’infinito, l’ignoto, su una strada sconosciuta che inizio a sentire, sotto le suole delle scarpe, nella pancia. Qui tutto vibra e crea vibrazioni, tutto canta all’unisono, è il Cantico delle Creature, di San Francesco d’Assisi:

Altissimu, onnipotente bon Signore,

tue sò le laude, la gloria e l’honore

et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimo, se konfane

et nullu homo éne dignu te mentovare.

Laudato sie, mi’ Signore,

cum tucte le tue creature,spetialmente messor lo frate Sole,

lo qual è iorno et allumini noi per lui.

Et ellu è bellu e radiante cun grande splendore:

de Te, Altissimo, porta significatone.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora Luna e le stelle:

in celu l’ài formate clorite et preziose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento

et per aere et nubilo et sereno et omne tempo,

per lo quale a le Tue creature dài sostentamento

Laudato sì’, mi’ Signore, per sor ’Acqua,

la quale è multo utile et humile et preziosa et casta.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate Focu,

per lo quale enallumini la nocte:

et ello è bello, et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,

la quale ne sustenta et governa,

et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.

Laudato sì’, mi’ Signore per quelli ke perdonano

per lo Tuo amore

et sostengono infirmitate et tribolazione.

Beati quelli ke ‘l sosteranno in pace,

ke da Te Altissimo, saranno incoronati.

Laudato sì’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale,

da la quale nullu homo vivente po’ skappare:

guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;

beati quelli ke troverà ne le Tue santissime voluntati,

ka la morte seconda no ‘l farrà male.

Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate

e serviateli cum grande humilite

Niente più di questo può rendere la grandezza dell’indescrivibile, niente potrebbe palesare meglio la creazione della Terra, di tutte le sue creature. Non vorrei risultare mistica, non lo sono ma so riconoscere quando qualcosa appare talmente superiore alle aspettative da doversi, per forza, appellare a Qualcuno di più grande. Terra, cielo, mare, stelle, qui si possono assimilare molte domande esistenziali, qui si può rinascere, davvero. Ora comprendo, ancora di più, Mamandyou. Ora comprendo questa statua, campeggia sul porto del paese e, credo, abbia un significato molto più profondo di quanto appaia:

Il paese nasce da una colonia di pescatori, questa statua è l’emblema della famiglia, della condivisione, dell’unione. Il padre torna a casa con il secchio colmo di pesci, abbraccia la moglie e il figlio per la, grande, soddisfazione di aver portato a casa, ancora una volta, tutto ciò di cui hanno bisogno: sedersi a tavola insieme, stringersi forte nell’unico abbraccio vero, sincero. L’epigrafe ci ricorda quanto, proprio, quella famiglia sia stata di grande aiuto alla crescita del Paese, alla crescita di quest’isola dai mille colori, dai mille volti, tutti sorridenti.

Non esiste altra spiegazione, solo noi umani dovremmo, potremmo, trovare il modo di avere oasi di pace, come questa, ovunque. La pace non è solo la natura, l’immedesimarsi in essa, con essa, la pace è la quiete dopo la tempesta, è amare sé stessi con ciò, e chi, ci circonda. Apprezzarci, nel bene e nel male, avere disponibilità, avere l’arte zen della conoscenza positiva di una vita meravigliosa, anche quando le cose non vanno, proprio, come ci saremmo aspettati. Essere zen non significa essere stupidi, significa saper scendere in una profonda meditazione interiore, significa amare sé stessi per comprendere tutto, anche il male attorno noi. Lo step successivo sarebbe trasmettere positività, amore, condivisione. Direte, è facile parlare così da un posto così magico, beh, sì, lo è, effettivamente, ma è da qui che sto capendo molte cose. La magia va creata, si può viaggiare attorno al globo senza capire niente, si può viaggiare consapevoli dell’importanza propria dei dettagli, dei più piccoli, così come dei più evidenti.

Forse, il mio chakra avrei potuto trovarlo solo qui. Il chakra, per intenderci, indica un cerchio, una ruota, è il simbolo dell’equilibrio, della consapevolezza, del proprio corpo e del proprio spirito, sono tutte quelle energie, psichiche, motorie ed emozionali insite in ognuno di noi. Peccato che dei sette chakra se ne siano persi, per strada, almeno otto, nella battuta c’è molto di ciò che siamo, purtroppo. Alcuni esseri stupendi, altri pessimi ma pur sempre uomini, la vita non si nega a nessuno, capire, però, sarebbe un dovere di tutti. Qui trovo gente, estremamente, differente l’una dall’altra, malgrado questo sono gentili, non importa che sappiano o meno parlare in una lingua nota, si fanno capire, anche a gesti ma sorridono. Sono ben disposti, non importa, nemmeno, la loro classe sociale. Qui siamo sulla stessa barca, sulla stessa isola felice. Anche i negozi, nella loro confusione, sono allegri, ti invitano ad entrare, almeno per uno sguardo:

Poi, inaspettatamente guardo in alto e vedo questo cartello, rudimentale, mi incuriosisce:

Provo a sbirciare convinta di trovare un ingresso, invece no, l’arte è proprio lì, nel piccolo giardino oltre il muro di recinzione:

Mi scappa un altro sorriso e capisco quanto i parametri possano fare la differenza. Alla fine è arte, tutto è arte.

Il sorriso è un bene universale. Piace a tutti perché a tutti regala gioia. Sorridiamo un po’ di più e apprezziamo ciò che abbiamo; sognare quello che potremmo avere non farà altro che rovinare qualsiasi successo, qualsiasi traguardo, qualsiasi sguardo benevolo. Siamo uomini o caporali? Totò indicava gli uomini come coloro che ricercano la sopravvivenza, costi quel che costi, mentre i caporali avrebbero dovuto riportare all’ordine, al rispetto delle leggi. La confusione di questa domanda risiede proprio nella risposta, genera un’altra domanda: chi siamo, noi?

Anche per oggi vi lascio al vostro tempo sperando di avervi trasmesso qualcosa, mi basterebbe strapparvi un sorriso, anche lieve, basta che possa, in qualche modo, farvi piacere.

Arianna Forni

29/07/2018 Secondo giorno di scoperta

Mi sono svegliata presto, anche questa mattina, non sono più capace di dormire oltre le sette, è un bene, credo. In certe occasioni, forse, potrei fare le cose con più calma. Non sono capace, mi piace vivere, davvero, mi piace sentire fluire la vita attraverso le sensazioni. Anche quando lavoro sono così, caparbia, costante ma non sono in molti a pensarla come me. La gente ama poltrire. Qui no, qui la vita inizia quando il sole si alza, quando il mare luccica, quando la sabbia riverbera di splendore. Sono andata a correre, ho variato, un filo, il percorso di ieri, ho visto qualcosa che non mi sarei mai immaginata. Poco distante dal Resort, a un chilometro circa, c’è un caseggiato abbandonato a sé stesso, incompleto, eppure riesce a integrarsi nella natura circostante, è perfetto nella sua imperfezione. Sembra lo scenario di un film d’azione, da Ocean’s per intenderci. Ho visto un paio di graffiti e mi è caduto il mondo sulla testa, no, almeno qui no. Mi sono avvicinata ancora e ho sorriso, compiaciuta, con uno stupore infantile quasi magico. Una citazione di Jean Paul Sartre, in spagnolo ovviamente, campeggia sulla parete di fronte al mare. Cultura, arte, tutto insieme, poco distante un’altra scritta, MARE, la bellezza di questa street art, inaspettata, riesce a lasciarti a bocca aperta. Non avrei mai immaginato, sono qui, sono questi:

Sono andata a fare colazione sul tardi, il buffet è enorme, non serve pranzare, un buon pasto mattiniero ti permette di vivere tutta la giornata alla scoperta di questo scenario tra il deserto, l’arte e la storia. La ragazza che accoglie i clienti, in sala da pranzo, parla uno spagnolo stentato, le ho chiesto di farmi un paio di foto proprio ieri sera.

Questa mattina, rivedendola, sorridente, come sempre, mi sono permessa di chiederle di dove fosse: francese. Che bello, le ho risposto nella sua lingua, non le sembrava vero, le si sono illuminati gli occhi e si è resa ancora più amichevole di quanto già non fosse. Senza saperlo ho fatto un gesto carino, forse, per un attimo, si è sentita a casa; mi ha confessato di non sentir parlare nella sua lingua da molto tempo. Era contenta, per così poco. In effetti, basta poco per fare del bene, siamo un popolo di orgogliosi snob, non conosciamo la limpidezza dei cuori sinceri. I rapporti con le persone passano sempre attraverso la capacità di discernere, comprendere e immedesimarsi, solo così sarà possibile avere quel riscontro, illuminante, in grado di farci sentire importanti, in un mondo di sconosciuti. C’è gente che vive assieme una vita senza mai sapere chi ha di fronte, lo fanno per abitudine, non per amore, lo fanno per status, non per partecipazione, lo fanno, intanto pensano a cos’altro potrebbero fare. Chi ha orecchie per intendere intenda, dice il vecchio saggio. Parlar del più e del meno con un pescatore – per ore ed ore – per non sentir che dentro qualcosa muore, le Emozioni di Lucio Battisti sono le stesse del solito vecchio saggio.

Qui vige la regola che, per avere l’asciugamano da spiaggia bisogna consegnare una tarjeta, una tesserina senza scopo ma, indispensabile, altrimenti niente, stai senza. Dovreste vedere le scene comiche, genitori che mandano i bambini a rubare le tarjetas, per non doverlo fare loro. Beh, francamente, né ho un paio in più anche io, mi saranno cadute nella borsa, per caso. Insomma, le regole sono regole, vanno rispettate ma esistono anche alcune eccezioni, basterebbe saperle riconoscere. Una rarità. Detto ciò i rarissimi asciugamani si possono prendere solo nella zona piscine, o passi di qui oppure, ancora una volta, ti asciughi con i fazzoletti di carta.

Con immensa gioia, approdo sulla spiaggia, mi lancio verso il lettino migliore, o almeno così mi sembra, poi prendo coraggio per andare alla scaletta sul pontile, volevo buttarmi nell’oceano, davvero. Una famiglia di spagnoli, con pargolo al seguito, stava pensando la stessa cosa, borbottavano tra loro per chi sarebbe dovuto andare per primo. Ho lanciato un sorriso verso la mamma, moglie, la ragazza, insomma, ha ricambiato e ho capito, sarebbe stata ben disposta ad aiutarmi. Le ho chiesto se potesse farmi un video mentre entravo in acqua, sempre che trovassi la forza e il coraggio di congelarmi, del tutto. Le ho spiegato il funzionamento del mio Samsung e mi sono avviata verso la scala. Uno, due, tre, chiak si gira, ormai era fatta, non avrei mai potuto tirarmi indietro. Il video è bello, io ne sono uscita, diciamo, tonificata.

Sono tornata a prendere il sole per riattivare la circolazione. Verso le quattro e mezza sono ho ripercorso la strada verso il paese, uno spettacolo. Grazie a qualche indicazione e a Google Maps ho trovato la zona pedonale. Un nuovo Paradiso nascosto. Anche qui ho visto arte, architettura storica, paesaggi strepitosi.

Sulla spiaggia del porto c’era un signore con suo figlio, un uomo di colore, intento a fare una statua di sabbia gigantesca, un drago sputa fuoco, effettivamente, il fuoco c’era.

Molte persone osservavano divertite, affascinate. Il signore aveva appoggiato una stola rossa per lasciare delle offerte, altra occasione in cui ho visto gli umani e i beceri. Tutti a fare video, foto, stories, ma nessuno, o almeno solo in pochi, lasciavano qualche monetine per ringraziare dello spettacolo, mi sono chinata e ho appoggiato qualche moneta, delicatamente. Qualche spocchioso le lanciava, a viva forza, per fare rumore e richiedere un ringraziamento, lui avvicinava le mani in segno di preghiera, senza mai alzare lo sguardo. Dal canto mio mi sono limitata a fare ciò che mi suggeriva il mio istinto, con gentilezza silenziosa. Mi sono sentita partecipe di quello spettacolo, ho sentito di aver fatto una buona azione e ne sono uscita rinata. Quando serve, quando ne vale la pena, bisogna guardare dentro il proprio cuore perché, come diceva Bianca Pitzorno, esso conosce ogni cosa. Mai aspettare, Godot non è mai arrivato. L’assurdo di Beckett è l’assurdo della nostra vita, a sua volta, la vita, è l’assurdità più vera che sia mai stata inventata, proviamo a non sgualcirne le pagine. Almeno questo. Impariamo ad aprire le porte bussando, nell’attesa che qualcuno ci apra, saremo sempre bene accolti.

Sto scoprendo quanto sia bella l’umanità, quella vera. Sarà un caso ma non ho mai ricevuto gentilezze gratuite, c’è sempre stato un secondo fine. Solo la mia famiglia c’è, sempre, se non fosse per loro non sarei nemmeno qui, è il regalo più bello che avrei mai potuto immaginare. Sto vivendo di arte e di cultura, sto vivendo una storia bella, per vivere, per rivivere, per andare avanti, nel mio futuro. Il futuro di tutti noi. Anche per oggi mi limito a finire così, con un abbraccio generico a coloro che mi vogliono bene, con una stretta di mano calorosa a coloro che mi vogliono male perché la vita è proprio bella, basta un attimo per trasformarla in una meraviglia.

Arianna Forni

28/07/2018 Primo giorno di verità

Qui le cose sono molto diverse da quello a cui siamo abituati, noi cittadini, noi italiani, noi tutta apparenza e sostanza zero. Qui le cose sono come dovrebbero essere: naturali, nel vero senso della parola. Sono uscita presto, questa mattina, volevo andare a correre sulla spiaggia, respirare salsedine e aprire i polmoni, da quando ho smesso di fumare sento gli odori, percepisco i sapori, vivo il mondo che mi fluisce accanto e sento di farne parte. Ho attraversato chilometri di sabbia densa, rocce laviche, distese di acqua, strade colme di surfer con le attrezzature pronte già alle sette di mattina, era ancora buio eppure si respirava la vita del giorno, senza frenesia, immersi nella natura. Beh, ecco, questa, sì, è natura, l’uomo c’è ma non si vede, l’uomo partecipa al mantenimento del paradiso, non lo tocca, non lo annienta, lo lascia vivere e lui ci permette di palparne la freschezza, l’irrimediabile, intensa, sensazione di libertà, di liberazione dall’inferno del nostro quotidiano. Mi sento rigenerata.

Ho camminato molto, sotto il sole, ho anche fatto il bagno, nel frigidarium dell’oceano, correvo con in mano il bastone per i selfie, sono sola, non ho altro modo per girare dei buoni video o scattare delle foto. Una ragazza olandese mi è corsa incontro, non parlava né inglese, né spagnolo, né francese, ma si è fatta capire, voleva aiutarmi, farmi delle foto. Mi ha strappato un sorriso perché mai mi sarei aspettata tanta gentilezza, non richiesta, da una persona qualunque, dopo questa vacanza non la rivedrò più ma, ora, so di avere qualcuno da salutare in sala da pranzo o a colazione.

Che bello. Perché il mondo non è tutto così? Perché siamo cattivi? Invidiosi? Legati ad inutili apparenze prive di sostanza, non andremo molto lontano, rischiamo l’implosione stellare, rischiamo di trasformarci in buchi neri, proprio come la testa di alcuni uomini, pensano di essere uomini, in realtà sono larve. Qui c’è umanità, grande. C’è l’amore per la vita, mi sta contagiando. È arte.

Arianna Forni

27/07/2018 Partenza

Una vacanza, un viaggio, un ricordo che non si può dimenticare, non è facile, alle volte, affrontare un nuovo percorso, lanciarsi nella bolgia da soli, guardare avanti e sapere di doversela cavare, può spaventare, può intimorire ma poi, in un secondo, ci si accorge di quanto il mondo, attorno a noi, sia uguale a noi stessi, uguale nell’identità individuale e collettiva. È stupendo sapere di essere soli ma di non esserlo affatto, è stupendo sapere di condividere qualcosa che vale per molti, non solo per qualcuno. Sono in viaggio da sola, beh, non è vero, sono in viaggio con tante persone, l’aeroplano è pieno stravolto. Ho fatto scalo a Madrid, ero seduta accanto ad una mamma con un bambino sempre in lacrime, avrà avuto quattro o cinque anni, e un fratellino di qualche mese allegro e sorridente. Si sono addormentati subito, appena l’aereo ha staccato le ruote da terra. Che bello. La mamma, serafica e serena, non ha mai smesso di dare baci ai figli e tante carezze, ogni bacio dato ad uno è stato subito offerto anche all’altro. All’inizio ero stranita, sembrava un’equità forzata, poi mi sono accorta di quanto, in realtà lo facesse per sé stessa più che per i bimbi. Erano diretti a Santiago de Compostela, il marito li avrebbe raggiunti il giorno successivo, intorno alle cinque del pomeriggio. Siamo atterrati e li ho persi di vista.

Lo scalo a Madrid non è durato molto, giusto un caffè e via di nuovo, altro volo, altra compagnia. Una mamma con due figlie, forse gemelle, una accanto a lei, vicino a me, l’altra, subito, dietro, insieme al padre. Sono tedeschi e nonostante le apparenze sono speciali, silenziosi, quasi retrò, la bimba guarda Pippi Calzelunghe su un Mac di ultima generazione, la mamma legge un libro sgualcito, si possono vedere le sue braccia, coperte di tatuaggi, eppure il suo aplomb è magistrale, così come le figlie e il marito. Due posti più avanti c’è un comico, discretamente famoso, di una nota trasmissione televisiva, non voglio fare nomi, è con la sua famiglia, si occupa amorevolmente dei due figli, un neonato è un bambino sui tre anni. Ha, con sé, due grandi borsoni pieni di giochi e cibi vari, ha lasciato che la moglie si riposasse durante il volo, si è occupato di tutto, anche di far smettere di piangere l’infante spaventato. Che bello. Il bello è l’umanità, non importa chi tu sia o quanti soldi tu abbia, ciò che conta è l’amore, la famiglia, la condivisione. Noi siamo questo, vorrei che tutti fossimo questo, ovvero, la bellezza di una comunità vera, sincera, partecipativa ad uno stesso obiettivo: vivere, vivere bene. La gentilezza fa la differenza, con essa l’eleganza e la raffinatezza. Questa è l’arte di vivere. Il mondo è bello, per essere vario e per essere adatto, adeguato e conforme a tutti. Ho imparato molto da questo volo, chissà quanto potrò imparare una volta atterrata. A Fuerteventura. Ormai ci siamo, prendo un taxi e, di nuovo, mi accorgo della bontà delle persone, della gioia di condividere le proprie passioni. Il tassista è nato qui, vive qui e non si è mai spostato, mi racconta della sua isola, dello stupore che prova, ancora, ogni giorno, guardando il mare, osservando lo sguardo dei turisti attoniti di fronte a questa meraviglia. Siamo speciali. Siamo davvero delle belle persone; mi domando come possano esistere certe situazioni aberranti di un mondo in rovina, rovinato e distrutto dalle macerie create dagli stessi uomini che sanno essere così affabili. Guardando questo, però, è possibile dimenticarsene:

Questo è solo il mio primo giorno, sono ancora bianca, rifletto il sole, forse, ma presto cambierà, la mia pelle e il mio spirito, cambieranno in meglio perché solo l’introspezione di un viaggio ha la capacità di regalarci tutto questo. Arrivando qui mi sono commossa, per oggi non ho davvero altro da aggiungere

Arianna Forni

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