“Solo il rispetto, rivelandoci il «sacro», quanto cioè non può essere per nessun motivo oltraggiato, ci preserverà dal profanare il presente, incuranti del futuro.”

(Christoph Schönborn, da “Sfide per la Chiesa”, 2007, cardinale e arcivescovo cattolico austriaco, 1945 – vivente)

Rispetto è una grande parola, dal grande significato e dalla grande varietà applicative. Il rispetto è la consapevolezza di avere dei limiti, la corretta visione del proprio ego all’interno del cosmo circostante. Il rispetto è saper riconoscere i pregi altrui, abbassarsi ad ascoltare, ad imparare, significa non arrendersi mai davanti a niente seppure riconoscendone la superiorità, l’impegno, la dedizione. Tutto va rispettato, dalla cosa più altisonante alla meno visibile, dal nome più importante a quello più sconosciuto. Tutti possiamo migliorarci ed è solo la facoltà di avere rispetto, la riconoscenza della nostra ignoranza, sebbene parziale, a concederci un grande beneficio: l’umiltà, rispettosa, senza ossequi, senza inutili moine, senza la stucchevole ridondanza di alcune frasi, pronunciate più per scena che per, reale, sentimento. Io porto rispetto, ho rispetto, conosco il significato della parola rispetto ma, altrettanto, so che si tratta di una carta da giocare solo con chi lo merita davvero, solo con chi contraccambia senza interessi. Chiamo, sempre, in nostro aiuto il Vocabolario Treccani:

rispètto (ant. respètto) s. m. [lat. respĕctusus «il guardare all’indietro; stima, rispetto»]. – 1. a. Sentimento e atteggiamento di riguardo, di stima e di deferenza, devota e spesso affettuosa, verso una persona:[…] b. Con riferimento alla manifestazione concreta di tale sentimento mediante azioni o parole:[…]”

Ne abbiamo parlato spesso, non basta mai, bisogna ripetersi, alle volte, bisogna cercare le parole giuste per farsi capire, per trasmettere una sensazione comprensibile. Il rispetto, purtroppo, non fa parte dell’indole umana, siamo tutti egocentrici e possessori della verità suprema, siamo tutti capaci di sciorinare insegnamenti, di dare buoni consigli, di esprimere ciò che siamo, noncuranti di chi ci sta attorno. Sbagliamo. Dobbiamo imparare ad abbassare la testa, a sollevare il cappello, a stringere le mani di coloro che incrociano il nostro cammino, dobbiamo guardarci negli occhi e ascoltare le nostre necessità. Dobbiamo capire. Viviamo in un mondo in cui la comprensione sembra aver perso di interesse, di importanza, contano gli abiti, i gioielli, mostrare le curve femminili e gli addominali maschili. Contano le apparenze, le partecipazioni agli eventi più alla moda, le comparsate televisive, i talent show. Conta qualcosa che, in fin dei conti, non conta niente. Siamo un popolo di beceri, di burini e di inconsapevoli, un popolo che non ha rispetto e non sa guardare avanti. Basta leggere i giornali per capire, basta vedere come vengono trattate le donne per sapere quanto scarno sia il rispetto, unica cornice, degna, di una società sana. Un tempo non era così. Oggi chi si comporta diversamente, chi recupera gli antichi valori, viene considerato un diverso, un rammollito, privo di spina dorsale, un debole. Quel diverso è, invece, la forza di un mondo in tracollo, in rovina; meno male che vive ancora chi sa rispettare, chi sa affrontare la propria esistenza. Il rispetto è tutto. Gli artisti lo sanno, rispettano sé stessi, i propri pensieri, tanto quanto sanno rispettare i loro diretti concorrenti, i colleghi, magari più bravi, forse solo più apprezzati, più commerciali.

“Il Rispetto non è altro che un certo sentimento dell’animo posto fra l’affetto e la meraviglia, che l’uomo pruova naturalmente al cospetto di colui ch’ei vede fornito d’eccellenti virtù morali o d’eccellenti doti dell’ingegno o del corpo. Questo sentimento per lo più stassi rinserrato nel cuore di chi lo prova; e talvolta ancora per una certa ridondanza prorompe di fuora ne’ cenni o nelle parole.”

(Giuseppe Parini, Dialogo sopra la Nobiltà)

Segno sopra il rispetto in São João dà Barra - Respeite se quer ser respeitado (in portoghese Rispetta se vuoi essere rispettato)
Segno sopra il rispetto in São João dà Barra – Respeite se quer ser respeitado (in portoghese Rispetta se vuoi essere rispettato)

“Tosto che ne la vista mi percosse
l’alta virtù che già m’avea trafitto
prima ch’io fuor di puerizia fosse,

volsimi a la sinistra col respitto
col quale il fantolin corre a la mamma
quando ha paura o quando elli è afflitto,

per dicere a Virgilio: ‘Men che dramma
di sangue m’è rimaso che non tremi:
conosco i segni de l’antica fiamma’.

Ma Virgilio n’avea lasciati scemi
di sé, Virgilio dolcissimo patre,
Virgilio a cui per mia salute die’mi;

né quantunque perdeo l’antica matre,
valse a le guance nette di rugiada,
che, lagrimando, non tornasser atre.

«Dante, perché Virgilio se ne vada,
non pianger anco, non pianger ancora;
ché pianger ti conven per altra spada».”

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio XXX, vv. 40-57)

Dante si sta avvicinando al passaggio epocale del suo lungo viaggio, sta avvicinandosi al Paradiso, perde la compagnia di quel padre, Virgilio, che lo ha accompagnato, con rispetto e amore, fino a quel momento, fino al culmine del Monte del Purgatorio, poi, scompare. Dante piange, come in molte altre occasioni, piange perché sa di aver avuto accanto una persona importante, dalla quale ha saputo apprendere molte cose, ampliando le sue vedute, allargando il suo spirito, imparando ad amare sé stesso, a sentirsi parte di un mondo complesso. Ora il rispetto fa parte del suo stesso ego e può salire, ancora, può andare avanti, può raggiungere, passo dopo passo, quel Paradiso tanto terreno quanto celestiale. Può guardare in alto, senza timore. Ha attraversato le peripezie più ardue, lo ha fatto grazie all’aiuto di Virgilio, mai lo avrebbe abbandonato, mai lo avrebbe allontanato ma, come è ovvio che sia, la vita non è sempre come ci aspetteremmo che fosse, la vita non ci aspetta, prosegue. Le persone vanno e vengono, alcune restano, per sempre, altre lasciano un grande ricordo, un grande rispetto e non scompariranno mai dai nostri cuori. Dante, beh, è Dante, niente e nessuno potrebbe criticare un’opera del genere, niente e nessuno, a meno che non si sia privi di rispetto, privi di emozioni, apatici, scarni, scevri di emozioni. Dante lo sapeva, sapeva che sarebbe vissuto per sempre e, con lui, tutti i personaggi che lo hanno aiutato nel suo viaggio, per buoni o cattivi che fossero. Vivono e noi viviamo con loro. Si parte sempre dal presupposto che l’Inferno sia la cantica per eccellenza, io dissento, per me è il Paradiso, sono una romantica, forse, o forse sono talmente cosciente rispetto alla vita da vedere molta più sofferenza negli occhi di un uomo, vivo, attraversare la purezza celestiale. Una sofferenza vera, nell’osservazione di qualcosa che ci attrae, ci rapisce. Sulla Terra abbiamo molto dell’Inferno, qualcosa del Purgatorio ma niente, proprio niente, di quel Benedetto Paradiso. Per accedervi, in vita e post mortem, bisogna avere rispetto, per tutto e per tutti. Bisogna saper amare, davvero, nel bene, sì, ma soprattutto nel male.

Fearless Girl Toro di Wall Street - da La voce di New York
Fearless Girl Toro di Wall Street – da La voce di New York

L’8 Marzo 2017, davanti a Wall Street, a New York, compare questa statua, di Kristen Visbal. Uno shock per tutti, una sfida personale, riportare il genere femminile al passo con i tempi, mettere una bambina davanti ad un toro inferocito significa mettere la donna al centro dell’universo dimostrandone la forza, le capacità, la grande predisposizione al potere personale, introspettivo, sul potere maschile, qui rappresentato dal toro stesso. Sono state talmente tante le critiche, talmente tanto lo scetticismo da giungere al momento in cui la stessa statua fosse tolta, mai dimenticata ma tolta da quella piazza, tolta dal centro del potere. Qualcuno potrebbe rispondere con l’opera di Maurizio Cattelan, in Piazza Affari a Milano, non sarebbe rispettoso, forse, o forse si, dipende da noi, dipende dal nostro metro di paragone. Ritengo che quella bambina meritasse tutto il rispetto di questo mondo che ha, solo, riportato la donna nella fossa dei leoni, sbranata un lembo dopo l’altro, fino a lasciarne solo le ossa. Rispetto è amore, un amore senza rispetto non esiste, così come una vittoria senza confronto, senza rivali, non può essere una vittoria. Sono temi su cui fare delle riflessioni profonde, guardare avanti, guardare a noi e alla nostra storia. Bisogna leggere per capire, bisogna togliersi il cappello, come nel quadro di Fernando Botero. Chi è più forte aiuti il più debole, chi ha di più porti rispetto a chi possiede di meno, chi raggiunge un risultato ammiri coloro che, come lui, hanno messo lo stesso impegno senza riuscirci. Prima o poi tutti troveranno il proprio spazio. Prima o poi tutti avranno il loro angolo di Paradiso, rispettoso.

Arianna Forni

Banksy's Dismaland preview
Banksy’s Dismaland preview

 

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