“Dicono che ci sia una differenza tra la temperatura reale e quella percepita, ma nella ‘sopportabile pesantezza dell’essere’ la misura reale è senza dubbio il peso che percepiamo.”
(Fausto Cercignani)
Traditi, o consigliati, dalle sensazioni, traditi perché tratti in inganno, consigliati perché attratti, spinti verso la cosa giusta, la cosa che ci rende felici, sereni, a discapito delle conseguenze. Sono sensazioni, sono emozioni, sono pulsazioni che partono dal cuore e guidano la mente. Sono umane, animalesche eppure gentili, a volte soavi, sono sogni, sono, solo, sensazioni. Sembra poco; tutto nasce e muore in una sensazione, tutto nasce e muore in un sentimento, in una percezione. Tutto ha un inizio ed una fine, siamo volubili, siamo straziati dalle percezioni delle nostre viscere, siamo tratti in inganno, siamo consigliati male, a volte bene ma non siamo capaci di portare, fino in fondo, i nostri buoni propositi. Siamo umani, siamo solo umani, imperfetti, spesso inconsapevoli, a volte professionali, rigidi all’interno dei nostri schemi cerebrali vincolati e vincolanti ma, pur sempre, umani. Vivi, la vita è arte, sono in molti a raccontarci cosa accade attraverso l’esplosione delle percezioni fisiche, viscerali, ce lo spiegano attraverso l’arte, tutta, la musica, le parole, l’arte visiva, l’arte tattile. L’arte è, in sé e per sé, una sensazione, non nostra, dell’artista che riesca a trasmetterla al suo pubblico, che riesce ad entrare nel cuore delle persone e a condizionarne la mente, a fluttuare nell’inconscio di altri suggerendo dei sentimenti, mai imponendo un modus vivendi, solo, suggerendo un percorso emotivo. Siamo comandati, guidati, sotto scacco, siamo le marionette dipinte da Michael Cheval, il solito ritrattista russo, naturalizzato americano, nato nel 1966, esponente, a tutti gli effetti dell’Absurdism, tanto assurdo quanto reale, quanto concreto, quanto ben inserito nel nostro contesto. C’è chi dice:
“Mentre una parte di ciò che noi percepiamo viene dagli oggetti che ci stanno dinanzi, attraverso i nostri organi di senso, un’altra parte (ed è possibile sia la parte maggiore) proviene sempre dal nostro cervello.”
(William James, da “Principi di psicologia”)
Il cervello, già, la nostra fonte vitale del ragionamento razionale, la linfa dell’ingegno, insieme al cuore ci spinge in avanti ma non basta questo, non più. Come detto, siamo marionette:

“It’s safer to appeal to men’s perception than to their logic.”
(Peter Mere Latham, medico britannico, da General Remarks on the Practice of Medicine, The Heart and Its Affections, British Medical Journal, 3-24 gennaio 1863)
Allora forse è proprio vero: è più sicuro affidarsi alle percezioni umane che alla sua logica, una logica spesso mescolata ad altro, spesso condizionata, spesso spinta verso la scelta di qualcosa piuttosto che altro, le sensazioni, invece, sono intime, introspettive, personali, uniche, non possono essere né identiche né paragonabili a quelle di qualcun altro. Le sensazioni sono, come detto, viscerali, provengono dallo stomaco che si contorce su se stesso, dall’asfissia dei polmoni nell’ansia della respirazione affannosa, dalle pulsazioni del cuore che accelerano, accelerano e accelerano ancora, provengono dall’intestino, dalla pancia, da quel nodo in gola che spaventa oppure fa innamorare. Sono sensazioni umane, sono sensazioni animali, è imprinting. L’imprinting deriva dalla parola inglese imprint, ovvero impronta, ed è la traduzione del termine, più specifico Prägung, neologismo dell’austriaco Konrad Lorenz per definire quell’apprendimento figliale possibile durante le prime trentasei ore di vita. Il concetto di impronta, imprinting, per l’appunto, prosegue in tutto il corso della nostra esistenza, si riferisce ad un apprendimento per imitazione, dedotta e tratta da coloro che ci sono vicini, dai nostri famigliari, dai nostri più stretti amici, dai nostri compagni di vita. Chi ha uno stesso imprinting saprà comprendersi con uno sguardo, saprà capirsi e aiutarsi, avrà la capacità, quasi magica, di entrare nella testa di chi gli sta vicino, fargli sentire la sua presenza, il suo appoggio, la sua partecipazione. Per lasciarsi “influenzare” dall’imprinting bisogna avere una predisposizione genetica all’apprendimento, al mettersi in gioco sapendo di non sapere, cercando di imparare da chi ha più esperienza. Ci saranno momenti della vita in cui bisognerà lasciarsi guidare, ce ne saranno altri in cui avremo bisogno di cavarcela da soli, chiudendo i nostri occhi, le nostre orecchie, il nostro cuore, per proseguire in solitaria ma tutto torna, tutto, anche la necessità di lasciarsi guidare, di lasciarsi trascinare dall’imprint di qualcuno di speciale, qualcuno in grado di colpire il nostro intimo, di affascinarci, di rendersi talmente interessante da avere la voglia, intrinseca, di entrare nel suo mondo, di entrare in quel vortice di Prägung che possa migliorarci ancora. Gli adulti hanno più difficoltà a lasciarsi ispirare da fonti esterne ma non ne sono immuni, tutti sappiamo di non sapere, la cosa difficile è ammetterlo ma, dal momento in cui si capisce di non avere la necessità di uscire allo scoperto, diventa più semplice imparare, per imitazione, per coinvolgimento emotivo, per partecipazione, senza, perciò, lasciar sfuggire la nostra cosciente coscienza del non sapere:

Un teatrino, uno spettacolo messo in scena giorno dopo giorno, minuto dopo minuto. Battaglie feroci, vittorie schiaccianti, soddisfazioni ma anche delusioni, lacrime e sangue e poi l’amore, i momenti di rilassatezza emotiva, psicologica, sensoriale; passa sempre tutto attraverso le sensazioni, attraverso le viscere, passa tutto attraverso il nostro essere fisico e interiore, la felicità così come le preoccupazioni, scorrono nelle vene, sono spinte nel fiume del sangue all’interno del nostro corpo vivo, vivido, pompato da un cuore pensante, capace di suggerire al cervello cosa guardare, cosa osservare, dove dirigersi, dove trovare appoggio e da dove fuggire a gambe levate. A volte si sbaglia, si inciampa, si cade, a volte sono i burattinai a farci cadere, a volte siamo noi stessi a lasciarci cascare a terra per riprendere fiato, per prenderci una pausa che non abbiamo, che non avremo. Il tempo scorre, l’orologio non si ferma e allora ci serve altro imprinting, ci serve altra conoscenza, altra forza per alimentare le nostre sensazioni e andare avanti come se non fossimo mai crollati. Serve lucidità, serve capire cosa ci ruota attorno, serve scegliere bene dove andare e con chi, serve non commettere errori; già, sembra facile, siamo fatti di errori, siamo fatti di imprinting, siamo fatti di esperienze. Se ogni esperienza insegna significa che anche gli errori possono, in un certo qual modo, essere utili a forgiare il nostro presente e il nostro futuro. L’Arte ruota sempre, da sempre, attorno agli stessi concetti, ci sono artisti che arrivano, con maggiore forza, al nocciolo della questione, come Michael Cheval, altri che ci girano attorno, muniti di grande sapienza e tecnica, di grande emotività personale, di grande sensibilità. Da tutti loro possiamo imparare, dobbiamo lasciarci coinvolgere, dobbiamo capire. Solo la comprensione, bella o brutta che sia, ci renderà individui migliori, capaci e caparbi, stabili, equilibrati e integerrimi nella consapevolezza, continuativa, di avere una sola certezza: possiamo cambiare idea. Infatti:
“L’arte di essere saggi è l’arte di capire a cosa si può passar sopra.”
(William James, da “Principi di psicologia”)
Arianna Forni
