(citazione comparsa per la prima volta in Amazing Fantasy nell’agosto 1962 – edizione Marvel – , pronunciata da Benjamin Parker, lo zio, appunto, di Peter Parker, meglio noto come Spiderman)
Di grazia, che cos’è un supereroe? Me lo sono sempre chiesta ma credo che la risposta esista, non solo nell’invenzione Marvel, penso si trovi proprio dentro ognuno di noi. Diversi, l’uno dall’altro, differenti nell’aspetto, nella psiche, nel carattere e nelle inclinazioni. Ognuno di noi è il superpotere di sé stesso, un supereroe. In definitiva, scoprendo il proprio talento si possono raggiungere vette inaspettate, eroiche. Nasciamo, cresciamo secondo un’educazione familiare ben precisa, forgiamo il nostro imprinting grazie all’aiuto di chi ci sta vicino. Poi, quasi senza accorgerci, diventiamo adulti, individui capaci, nella minoranza dei casi!, di intendere e di volere, capaci, quindi, di scoprire la propria magia, la propria arte. Ognuno ha la sua, non importa quale sia, non conta che tu sia un architetto di fama mondiale, un sarto, un imprenditore di successo o, semplicemente, un artigiano, un dipendente aziendale, non conta, ciò che conta è che tu sappia di avere un superpotere grazie al quale, ognuno di noi, avrà la possibilità di trarre soddisfazione dalla sua stessa vita. Vivere significa dare il massimo, trovando un equilibrio tra le mille sfaccettature dell’esistenza stessa. Vivere significa essere sé stessi, senza maschere, senza menzogne, senza finzioni, dettate da un ambiente catalizzato sulle apparenze. Siamo ciò che siamo, in un mondo costellato di stereotipi, a volte agghiaccianti, siamo ciò che siamo al di fuori di quello che ci viene imposto dai media, dalla moda, dall’ideologia del marketing personale, come se dovessimo venderci per farci accettare: fuoriuscire da questo meccanismo significa essere degli eroi.

Eroi senza tempo, capaci di lasciare il segno, lungo la propria strada, pur non essendo sulle copertine patinate delle riviste più trendy, più cool del momento. Pur non sapendo sempre decifrare ogni passo; non sapendo cosa, realmente, ci aspetta, non sapendo, nemmeno, se quei numeri seguiranno una logica o saremo noi a doverci districare in una marea di codici, più difficili, ad ogni mininimo spostamento. Siamo noi, noi uomini diversi, noi uomini soli ma altrettanto uniti, inseriti nel contesto che ci circonda, noi capaci di farci accettare, anche amare, per ciò che siamo. Solo per questo. Beh, sì, è arte. L’arte ci rende unici, l’arte è unica, qualsiasi cosa non possa essere clonata è arte, le copie restano copie, non avranno mai una reale concretezza, un impatto forte sul mondo, saranno solo copie. Da qui, potremmo criticare i chirurghi plastici che, al fine di arricchirsi, alle volte, non sono capaci di rispettare il dettame deontologico, secondo il quale i medici dovrebbero agire al fine di far star meglio le persone senza distruggerne l’identità. Chissà perché la maggioranza che ricorre al bisturi estetico sono le donne? Ve lo siete mai chiesto? Viviamo in una società maschilista, le donne sono ancora soggiogate all’uomo, nel desiderio di essere belle, ben viste, corteggiate; già, corteggiate. Se qualcuno di voi conosce ancora il buon costume del corteggiamento, per favore, fatemelo sapere, non se ne trovano più in giro di uomini capaci di far sentire una donna tale quale una Principessa, ci trattano come cose, spesso usa e getta, spesso per sopperire alla loro solitudine, spesso, ancora, per fare bella figura negli altisonanti ambienti di loro frequentazione. Le donne; questo è un discorso troppo ampio da affrontare in questo articolo, voglio parlare di superpoteri, di eroi quotidiani, di lavoratori stakanovisti capaci di rendersi merito grazie al proprio, instancabile, impegno, che sappiano trarre soddisfazione, per sé stessi, per stare bene, per sentirsi unici, magari non insostituibili, unici, e basta. Vi chiederete come possa essere arte l’esistenza, in fondo ci siamo da sempre, in fondo siamo sempre gli stessi, con le stesse necessità: mangiare, bere, dormire, avere compagnia, amicizie, distrazioni. Siamo sempre stati così, fin dall’Homo Sapiens. Poco è cambiato, se non la tecnologia, un bene e un male, abbiamo accorciato i tempi, ridotto le distanze e aumentato lo stress e il desiderio spasmodico di fare sempre di più. L’arte sta nel mezzo, l’arte è il nostro superpotere grazie al quale possiamo, sì, fare ogni giorno di più ma possiamo anche ritagliarci attimi per noi, per vivere secondo le necessità dell’eroe che vive nel nostro petto, nella nostra pancia.
“Lo S.H.I.E.L.D. crede che siano i superpoteri a contare. No: è l’abilità che conta. Sottovalutano i supereroi di strada, non li rispettano abbastanza da proteggerli. E invece sono loro i migliori. Qui fuori le armature vistose o i martelli magici non salvano la pelle.” (Wolverine)

Chiunque voi siate, qualsiasi cosa facciate, avete un potere interiore da scoprire e sfruttare, da consolidare, da far crescere per essere migliori di ciò che pensate di essere, per poter dare di più, per poter essere felici. Per potervi affermare, nonostante nessuno di noi abbia il beneficio di un’armatura. Ci sono troppi mali al mondo, troppi sfollati, troppi disastri ambientali, troppe guerre, troppe discussioni, siamo troppo politicizzati da una politica che fa il suo interesse dimenticandosi di noi e dei nostri poteri magici. Democrazia? No, non esiste nemmeno la libertà di parola, figuriamoci la democrazia. Non siamo liberi di scegliere niente, ci portano via ciò che abbiamo per darlo a qualcuno che, probabilmente, nemmeno se lo merita. E allora? Cosa fare? Sfruttare l’eroe che abbiamo nel cuore, sfruttare le nostre potenzialità, risolvere i problemi, i nostri. Non sono, certo, per il “non ragioniam di lor, ma guarda e passa” (Dante, Inferno III, verso 51, parla Virgilio), anche se a volte bisognerebbe essere un po’ più cinici, la benevolenza, l’altruismo, sono aspetti tanto positivi quanto negativi; raramente si riceve in cambio almeno un Grazie, figuriamoci un gesto di adeguata ricompensa. Eppure, anche in questo, siamo degli eroi, impavidi continuamo a percorrere la nostra strada, tra le insidie, tra la folla che ci osteggia, tra gli spari a vista dei colleghi, tra il linciaggio di chi ha bisogno di denigrare gli altri per darsi un tono, per sentirsi un po’ eroe, anche lui, senza rendersi conto di fare la figura del pagliaccio, del mezz’uomo, della nullità, incapace di guardare dentro sé stesso prima del contorno. Siamo animali, parte del mondo animale, ma non siamo delle bestie, siamo dotati di intelletto, chi più chi meno, siamo capaci di studiare, di documentarci, di renderci migliori, di imparare a parlare correttamente, di diventare Dottori, laureati, possessori di una professionalità unica, nell’interpretazione del proprio apprendimento, delle proprie capacità. Allora? Questa è arte, mi piange il cuore quando vedo le nuove generazioni buttarsi via, quando ci si accorge di non avere nuove leve in grado di proseguire la nostra specie, rara, di studiosi, intellettuali, lavoratori appassionati, entusiasti della vita e di ciò che ci viene regalato ogni giorno. Quel suono della sveglia, spesso all’alba, a volte disturba, altre invece dà il “la” per un nuovo giorno ricco di soddisfazioni. Per essere contenti, entusiasti, motivati, basta volerlo. Appare chiaro che chiunque si metta di traverso, nei confronti di ogni compito quotidiano, non avrà mai la possibilità di scovare il suo superpotere.
“Un Incantesimo non può essere lacerato, e riparato come un Cappotto.” (Emily Dickinson, Lettere a Susan Gilbert, verso il 1880)

I bambini sono gli unici a saperlo, loro sanno di essere degli eroi, di avere dei poteri magici, loro riescono a fermare il tempo, a vivere nelle stringhe parallele, riescono a vedere i fantasmi, le fate, le streghe. I bambini e i loro piccoli amici immaginari, una coppia indissolubile e vincente. Forse, con il dono di aver studiato, dovremmo guardarci indietro e riscoprire la magia, ritrovare la nostra bacchetta, come Harry Potter, già, come lui. Ma che dico? Nessuno ha la bacchetta magica, tanto quanto nessuno possiede la sfera di cristallo ma tutti, ripeto tutti, abbiamo un cervello, la magia non è vedere le streghe, è saperlo usare, con cura, accuratezza, ingegno e tanto, tanto, acume. Ecco che da un grande potere derivano enormi responsabilità, più si è consci di sé, capaci, intelligenti ed equilibrati, più saranno importanti le responsabilità a cui dovremo far fronte; questo vale per tutti, tranne che per gli stolti. Mi verrebbe voglia di ricascare in Parlamento ma non credo ci sia bisogno di farlo, chi ha orecchie per intendere, intenda; per tutti gli altri resta lo studio o la fuga, dalle responsabilità.
Arianna Forni
