INTERVISTA: STEFANO MEDEA – Il Batterista

Stefano Medea, un ragazzo eccezionale, giovane, dinamico, forte delle sue convinzione, forte nella certezza di voler raggiungere un obiettivo importante, forte di sé stesso e del suo strumento; capace di trasmettere emozioni attraverso una melodia, creata da uno strumento non melodico: la batteria. Rimanere colpiti da lui non è difficile, conoscerlo, però, può regalarci quel senso di competenza e dedizione rare da trovare in un ragazzo di 19 anni. Ha talento, non basta, ha cuore, ha passione, ha una fonte d’ispirazione continua, la trova dentro di sé, sa cosa vuole dalla vita. Al giorno d’oggi sono in pochi a saperlo, qualcuno non ci arriverà mai, altri, come lui, non sgarrano, non si fanno distrarre, lasciano scorrere la propria linfa attorno ad un sogno. Quando, quel sogno, diventa realtà, allora sì, è magia, per lui e per chi ha l’occasione di ascoltarlo, magari dal vivo. Gli lascio la parola, ha tanto da raccontarci, si è concesso, esattamente, per quello che è, ha voluto dirci tutto, lo ha fatto per noi, lo ha fatto gratificando sé stesso. Il suo The Greatest Coat è una batteria, quando la “indossa” diventa invincibile.

  1. Quando sei nato, raccontaci qualcosa di te: Sono nato a Rho il 2 aprile del 2000 e abito a Uboldo. La mia passione nasce per caso, grazie ad un regalo di Natale quando avevo circa 6 anni e i miei zii mi regalarono la prima batteria Bontempi. Ci strimpellavo tutti i giorni, anche sulle basi che erano presenti. L’anno dopo, il ragazzo di mia sorella mi regalò un piatto “vero”, non giocattolo, perché lui era batterista e iniziai a suonarci aggiungendolo al piccolo giocattolo che tanto amavo. Durante la terza elementare il mio insegnante di musica mi fece suonare la batteria e parlò con i miei genitori per iscrivermi ad un corso e così accadde. Le lezioni si tenevano vino a casa mia, frequentavo una volta a settimana. Inizia a studiare, a trovare dei gruppi dove potermi esibire. Ho avuto 3 maestri Marco, Enrico e Riccardo. All’età di 14 anni lasciai la scuola e mi fece da insegnante il ragazzo di mia sorella. Continuai da solo finchè capii qualcosa di importante: labatteria sarebbe dovuta essere il mio futuro; così richiamai Enrico e ripresi le lezioni fino ad oggi. Il mio piccolo talento è stato capito fin da subito, ero piccolo, faceva tenerezza vedermi così fragile dietro ad un grosso strumento, il grande talento forse devo scoprirlo ancora adesso…
  1. Parliamo un po’ dei tuoi maestri, delle tue fonti di ispirazione, da dove hai preso il tuo grande talento? I miei maestri sono stati Marco Parenti, Enrico Santangelo, Riccardo Preda e il ragazzo di mia sorella. Da ognuno di loro ho raccolto tantissime nozioni e cerco sempre di catturare le emozioni che riescono a strasmettere durante il loro insegnamento. Avere un maestro di musica è emozionante perché oltre a seguirti ed a vederti crescere durante il tuo percorso musicale puoi tranquillamente confrontarti con lui ed imparare l’uno dall’altro. Da ognuno di loro ho imparato a studiare in un altro modo e capire sempre dove avrei potuto e dovuto migliorare musicalmente, osservare, ascoltare e percepire la musica da un altro punto di vista. Aver avuto un maestro in famiglia è stato molto importante; non ha mai avuto remore nel dirmi le cose, è sempre stato molto diretto, sia nel bene che nel male, mi ha insegnato tantissimo, mi ha trasmesso la sua grande passione, mi ha dato tanto e ne sono orgoglioso.
  2. In generale cosa pensi degli artisti di oggi e del mondo dell’arte contemporanea?  Penso che di artisti, in generale, ce ne siamo tantissimi, non solo nel mondo musicale ma anche in altri ambiti. Un artista si può definire una persona in grado di andare oltre i soliti schemi, parte integrante della società di oggi. Anche grazie a loro si potrà sempre trovare una fonte di ispirazione e di gioia quotidiana, gli artisti parlano, ognuno a suo modo, è proprio questo ad incuriosire e far funzionare la mente. Basta pensare ad alcuni artisti che si possono trovare in strada che fanno cose grandiose. Grazie a molti siti internet tra cui Instagram o Youtube si possono ammirare diversi tipi di artisti; la tecnologia in questo modo può essere un grande trampolino di lancio, ma soprattutto ci si può confrontare con persone che ti possono lasciare sempre qualcosa in più, di diverso. Ognuno di loro ha qualcosa da insegnare.
  3. Se dovessi scegliere un artista a cui ti sei ispirato o dal quale hai appreso parte delle tue conoscenze, chi sceglieresti? Il mio artista di ispirazione è Travis Barker, il batterista della band Blink 182. Lui è una mia fonte di ispirazione perché il suo modo di comportarsi davanti ad un pubblico è veramente eccezionale, a volte cerco di immedesimarmi, mi sento. caratterialmente, molto vicino a lui. Mi piace infinitamente il modo in cui lui riesce a far divertire ed emozionare il pubblico, con il suo modo veloce di suonare quello strumento, tanti batteristi lo invidiano. Altri artisti sono Mike Portnoy, quando suonava con gli Avenged Sevenfold che io adoravo da piccolo, Nicko Mcbraian, batterista degli Iron Maiden, anche in età avanzata è sempre riuscito a far emozionare il pubblico. Mi piace molto la sua tecnica di suonare, ammiro il fatto che lui riesca ad avere una precisione e un modo di suonare nonostante abbia imparato da autodidatta. Negli ultimi periodi stavo ammirando due grandi batteristi Luke Holland e Matt Mcguire molto attivi su Youtube e Instagram e loro mi affascinano sia nel loro tocco eccezionale, sia per essere così giovani; la cosa straordinaria è la velocità, oltre ad aver scritto partiture su melodie elettroniche, come, ad esempio, canzoni che si sentono in discoteca, loro hanno creato una parte di batteria, uno stile nuovo, mi hanno lasciato a bocca aperta. Le mie conoscenze oltre a “catturarle” ai miei maestri quando suonavano, le ho apprese guardando molti video di batteristi su youtube che intrepretavano le canzoni in modo diverso dall’originale. Travis è sempre stato un punto di riferimento per la sua tecnica ineccepibile che gli permette di salire fino alle stelle, con grande velocità e minimo sforzo.
  1. Essere un musicista, al giorno d’oggi, soprattutto un “batterista” è molto difficile, è uno strumento complesso, ci vuole molta forza e altrettanta volontà, come riesci a combinare questi elementi? Riuscire a studiare sempre e soprattutto avere una costanza è stato per me molto complesso perché mi distraevo con poco e ad un certo punto avevo deciso di mollare. Dopo qualche mese che non suonavo più ho capito quanto fosse sbagliato e ho iniziato a riempire i miei spazi vuoti ascoltando la musica e soprattutto suonando. Bisogna avere molta stima di sé stessi, bisogna riuscire a darsi forza cercando di migliorare allenandosi! Una delle cose che mi riesce meglio per farmi forza è far vedere dei video mentre suono a persone esterne per rendermi conto di tutti i dettagli da migliorare. L’importante è sorridere e non mollare mai. La musica è gioia, è divertimento. Ci vuole tanta forza mentale, non bisogna arrendersi mai; quando sento la stanchezza guardo i miei artisti preferiti, le loro esibizioni e so di voler arrivare almeno fino dove sono arrivatiloro, magari più in alto; non si può mollare, non voglio farlo e non lo farò, mai. E’ difficile combinare queste cose, non c’è un modo particolare, bisogna crederci sempre, continuare; se l’impegno dalla tua parte c’è, allora sì, ci sarà sempre un’occasione.
  2. Cosa vuoi trasmettere attraverso la tua musica? Parlaci del tuo strumento: Attraverso la mia musica cerco sempre di far divertire coinvolgendo in qualsiasi modo il pubblico,per esempio facendolo applaudire a tempo! Amo vedere la gente che è felice e che non si annoia! E cerco sempre di trasmettere passione e spero che ognuno di loro vada a casa e dica anche io voglio trovare una passione come lui. Penso che avere una passione in qualsiasi campo,artistico,musicale o molti altri possa essere un punto per rallegrare se stessi e gli altri. Il mio strumento è uno strumento eccezionale ti aiuta nei momenti sbagliati e ti rallegra, ma ti mette gioia anche semplicemente dando una bacchettata su un tamburi. La batteria è formata tendenzialmente da 5 tamburi e piatti. I tamburi sono fatti principalmente in legno poi ci sono alcuni modelli in metallo, hanno grandezze diverse per formare dei diversi suoni. Il tamburo che si trova in mezzo alle gambe si chiama rullante, a volte viene utilizzato da solo nelle bande o nelle marce americane. La grancassa o cassa che è l’unico tamburo messo per terra e di solito è il più grande e si suona con il pedale nella batteria mentre nelle marce si suona con due bacchette. Poi sopra la cassa troviamo altri due tamburi che si chiamano tom e poi per finire sulla destra il timpano. I suoni vanno dal più acuto che è il rullante al più grave che è il timpano, Partendo sulla sinistra troviamo due piatti sivrapposti che si aprano o si chiudono grazie al pedale e si chiama charleston o charli, poi un piatto “effetto” che si puo’ utilizzare per tantissime cose come dare un inizio o un finale il crash e per finire un altro piatto di accompagnamento con una campana che si trova in mezzo al piatto e si chiama ride. I piatti e i tamburi hanno delle differenze di grandezze anche per i suoni. I tamburi hanno una pelle sopra e una pelle sotto al tamburo, la pelle sopra che si picchia con delle bacchette si chiama battente e quella sotto risonante, si accordano. E dirai anche la batteria si accorda? E’ si la batteria si accorda, non come la chitarra ma c ‘ è una chiavetta che tirando le viti chiamate tiranti, si accordano le pelli. Per suonare ci sono delle bacchette che di solito sono fatti di legno e hanno diversi pesi e grandezze, poi ci sono le punte di nylon o metallo. La batteria puo essere cambiata aggiungendo piatti di diverse grandezze o più tamburi. Una curiosità; Nel metal si utilizzando due grancasse che quindi si suonano con tutte e due i piedi, mente di solito si utilizza il piede destro per la grancassa e il piede sinistro per il charleston.
  3. Da dove si sviluppa il tuo processo cognitivo legato al tuo concetto musicale e stilistico? Se ho capito bene la domanda, perdonatemi la mia scherzosa ignoranza, il mio stile è ancora tutt’oggi da lavorarci tantissimo, non è una cosa che viene con l’allenamento, ma avviene con il tempo cercando di capire primo che persona sei e che vuoi essere. E’ molto difficile riuscire a trovarlo e mantenerlo, ma di sicuro come ogni artista lo troverò oppure non lo riuscirò mai a trovare ma una persona essendo già artista ce l’ha dentro di sé. Riuscire a studiare sempre e soprattutto avere una costanza è stato per me molto complesso perché mi distraevo con poco e ad un certo punto avevo deciso di mollare. Dopo qualche mese che non suonavo più ho capito che sbagliavo e ho iniziato a riempire i miei spazi vuoti ascoltando la musica e soprattutto suonando. Bisogna avere molta stima di se stessi nel senso che bisogna riuscire a darsi forza cercando di migliorare allenandosi! Una delle cose che mi riesce meglio per farmi forza è far vedere dei video mentre suono a persone esterne per rendermi conto dove posso migliorare. L’importante è sorridere e non mollare mai, in ogni caso non si è mai perso tempo ma semplicemente ti sei divertito. Ci vuole tanta forza mentale perché ogni volta la pigrizia ti dice ma si vai a divertirti senza impegno, però poi guardi il telefono vedi i tuoi batteristi preferisti esebirsi davanti ad un pubblico e dici no voglio arrivarci anche io e inizio. E’ difficile combinare queste cose, non c’è un modo particolare, bisogna crederci sempre senza mollare mai e continuare perché se l’impegno dalla tua parte c’è allora ci sarà sempre un’occasione.
  1. Chi sono i tuoi maggiori sostenitori e chi, al contrario, ha cercato di farti desidtere? Il maggior sostenitore è stata all’inizio la mia famiglia. Mi ha aiutato tantissimo, pagandomi delle lezioni private con degli insegnanti ( non bisogna prenderlo come una cosa scontata), i miei amici che anche se li ho stressati mi sono sempre stati vicini, mi hanno sostenuto prima e dopo un concerto, con una semplice condivisione che per me valeva tantissimo e poi i loro commenti sia prendendomi in giro che non! Cito una frase famosissima di Oscar Wilde: ”Chiunque puo’ simpatizzare con il dolore di un amico, ma solo pochi riescono a simpatizzare con il successo di un amico.” La cito perché la mia passione la prendo come un piccolo successo personale perché non è da tutti riuscire ad impegnarsi in una passione che gli occupi il tempo libero. La mia ragazza mi supporta e mi continua a supportare sempre anche quando vorrei lasciare tutto quanto e fare una vita più “tranquilla”, ma lei crede tantissimo in me più di quanto lo faccia io. I miei insegnanti di batteria mi hanno sempre sostenuto.,Il ragazzo di mia sorella che mi aiuta, mi sopporta con i miei problemi sia nel modo in cui suonare un esercizio e sia nel comprare un componente della batteria. E per ultimi ma non per ordine decrescente, voi tutti che leggete questo articolo e che mi sostenete con un like o un commento sui social che sia positivo o negativo.
  2. Cosa vedi nel tuo futuro? Nel mio futuro musicale spero di essere riuscito a far di una passione il mio lavoro e utilizzo la frase “fai del tuo lavoro una passione e non lavorerai nemmeno un giorno”. Per ora penso di riuscire a fare questo, di riuscire a suonare tuti i giorni e una cosa che mi piacerebbe del mio futuro musicale è riuscire a girare il mondo trasmettendo la mia musica a tutti lasciando un segno. Per ora penso al presente, a divertirmi, a far divertire e imparare il più possibile.
  3. Progetti? Iniziative? Ho un progetto su instagram (@ste_drums) facendo dei video per divertirmi e soprattutto per far divertire, dove pubblico una volta a settimana un video che mi propongono i miei followers. Mi piacerebbe continuare a fare cover su youtube. Ho una band con la quale faremo principalmente inni e canzoni estive, divertenti, ho un gruppo con cui sto suonando per un musical sulla storia di Caino e Abele. E il mio più grande progetto è studiare il più possibile nel migliore dei modi e riuscire ad ampliare il mio
  4. Da dove trai la tua ispirazione? Le mie idee principalmente mi vengono in mente mentre ascolto musica. Non ho dei momenti particolari. Le prendo guardando gli altri musicisti perché ognuno di noi ha qualcosa di diverso, anche suonando lo stesso strumento.
  5. Quali sensazioni provi ogni volta che suoni? Le emozioni che si ha quando si suona sono indescrivibili! Indescrivibili perché ogni persona ne prova qualcosa di diverso. Nei momenti che suono davanti ad un pubblico provo sempre emozione e ansia perché si ha sempre paura di sbagliare anche se si ha provato 200 mila volte quelle canzoni,ma l’emozione fa sempre una grande parte su un palco. Provo felicità e tanto entusiasmo di suonare. Provo amore perché è una cosa che amo fare e diciamo che la musica entra dentro di te ed è una sorta di “relazione amorevole”. In ogni caso tutte le emozioni che si vivono su un palco non si descrivono a parole, ma bisogna viverle per capire,finchè non si sta su un palco e dalla parte opposta del pubblico non si capisce fino in fondo questa emozione. L’energia mi viene in automatico. Appena vedo una batteria, inizio a sorridere e poi un’energia interna che non ho mai capito da dove provenga mi fa scatenare su quello strumento e cerchi di dare il meglio che hai e che hai imparato. Il ritmo bisogna averlo dentro di se stessi. Immagino che qualsiasi batterista se lo senta dentro di se, non lo si puo’ acquistare o costruire allenandosi ma semplicemente bisogna essere capaci di capire che esista e sfruttarlo al meglio. Bisogna allenarsi tanto, su tantissime canzoni di generi diversi e provare e riprovare. Si riesce a creare una sorta di melodia avendo studiato e la parte principale è sperimentare mentre si ascoltano canzoni e cercando di cambiare il modo in cui suonarla.
  6. Trovo in te una grande capacità di espressione, non solo musicale, si percepisce una vibrazione guardando le tue performance, si senti la musica, si sente il battito, si trema di emozione davanti alla tua grande tecnica e al grande cuore che metti in quello che fai. Parlaci di te. Chi sei? Sono sincero questa domanda mette sempre a disagio e soprattutto fa pensare davvero tanto alla propria vita e vi ammetto che per me è stato veramente difficile rispondere, ma ammetto che ci ho messo tantissimo cuore e cervello e ho provato a rispondere. Sono un ragazzo di 19 anni che come già detto ho avuto la fortuna di iniziare da piccolo e lo consiglio a qualsiasi bambino o ragazzo: iniziate a coltivare una passione sin da piccoli che vi può portare a qualcosa di eccezionale. Ma non ammetto che se mi fossi accorto ad età avanzata non avrei iniziato, anzi ci avrei messo la stessa passione di sempre. Sono riuscito da piccolo a percepire quale fosse la mia passione più grande e ho cercato di sfruttare al meglio questa occasione,iniziando a studiare con maestri, a cercare di suonare con altre persone sulle canzoni esistenti e facendomi aiutare da qualsiasi persona che mi riusciva a dare un consiglio sia positivo che negativo. La mia prima band che mi ha segnato la vita era con mia sorella,lei cantava io suonavo la batteria e altri amici suonavano chitarra e basso.
    Avevamo fatto in oratorio il nostro primo contest e lo avevamo vinto. Poi dopo 1 o 2 anni ci siamo lasciati e ho continuanto a suonare con altre band ed io ero sempre il piu piccolo. Alle medie quasi lasciai del tutto questa passione per concentrarmi ad atletica, ma dopo un anno mi accorsi che non volevo lasciare la musica e cosi ripresi questo cammino. Ho creato una band che mi ha permesso di suonare su grandi palchi di Milano per un concorso come Legend Club, Tunnel Club e infine il mio preferito Alcatraz che spero di ritornarci a suonarci, abbiamo vinto un concorso dove l’ultima tappa era un teatro di Torino che a pensarci ancora ho la pelle d’oca. Una grande emozione che non si puo descrivere, però in entrambi questi palchi ho avuto l’onore di suonare davanti ad una migliaia di persone e per me non conta il numero di persone perché quando sei su un palco il cuore inizia ad andare a mille, brividi sulla pelle, gambe che tremano e cervello che ti dice di stare tranquillo, ma poi tutto cambia. Iniziare a suonare ti fa sciogliere, ti fa sorridere, emozionare e la mia energia
    interna si ricarica. Quell’anno feci il mio primo video su Youtube che mi ha regalato un sacco di emozione, di fatica perché vedere un video ci vogliono 3 minuti ma fare un video ti capita di registrare anche per 2 giorni di seguito. Ringrazio di cuore il mio caro amico e videomaker Riccardo e suo fratello Alessandro per la voglia di fare e la loro passione. Ma bisogna registrare anche la parte musicale di un video e per questo feci la mia prima registrazione nel mio piccolo studio con un altro mio amico che ringrazio di cuore. All’inizio questa cosa di registrare audio e video mi faceva paura, tanta paura di sbafgliare e di non averne la capacità ma grazie a tutti loro e ai miei amici che mi hanno sostenuto anche durante le riprese,mi hanno permesso di creare un video che ogni tanto mi riguardo e ho ancora la pelle d’oca e l’emozione di quel momento. Da lì capii che non potevo più mollare e che non avrei dovuto più smettere. Alcune delusioni che però ti portano a studiare di più e a migliorare. Grazie ad un video che ho pubblicato su instgram ho avuto l’onore di scrivere tutto questo e non solo. Vi continuo a ringraziare per il vostro supporto che fa una grandissima parte per me, sognate più che potete come me e cerchiamo di raggiungere i propri sogni…

Dott.sa Arianna Forni

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