Alcune persone possono apparire ultraterrene, possono sembrare parte di un mondo che non esiste o, forse, appartiene ad un passato, a noi, sconosciuto. Una persona diversa, dalla sensibilità profonda, colmata e completata da una grande passione verso l’arte, le arti. Ferrarese di nascita e d’animo, legata al suo ambiente, all’arte che la racconta, aperta, però, al mondo intero, alle diverse sfaccettature capaci di narrare ciò che siamo, pregi e difetti inclusi: poesia. Non importa che qualcosa sia bello o brutto, giusto o sbagliato, bianco o nero, entrambe si completano, aiutando a sciogliere quei nodi oscuri capaci di creare Luce, di plasmare il Tempo attraversando un Punto, uno solo, è sufficiente per toccare l’emozione della scienza, della scoperta e dell’innovazione.
1. Raccontaci un po’ di te, della tua espressione artistica, chi sono i tuoi maestri e le tue fonti di ispirazione:
“Sono ferrarese e vivo nella bellissima città Estense da sempre.
Conosciuta dal mondo culturale cittadino come poetessa e pittrice, nonché creativa di oggetti d’arte, (founder & cultural promoter dell’ “ATELIER DELLE ARTI” attivissimo Salotto Culturale not-for-profit , da me fondato nel lontano 2006 ).
Ho sempre amato fondere la sperimentazione con il sapiente uso delle Antiche Arti Applicate, come un valore aggiunto alle mie opere. L’insegnamento come atelierista di Legambiente (tenendo corsi, per docenti e studenti dalle elementari al liceo) e la mia passione per l’art-design, hanno dato un ulteriore slancio alla mia arte, riuscendo ad esporre in contesti nazionali e internazionali.
La poiesis del mio gesto artistico, ha voluto sposare concetto e funzionalità, per complementi che hanno sempre inseguito una direzione legata al recupero, e l’Up-Cycling come filo conduttore, reinventando la vita di un oggetto usato, e trasformandone la sua destinazione d’uso.
Il mio essere versatile dapprima mi porta ad approfondire la poesia, che è il mio modo di sentire le cose e percepire la vita, (fino ad arrivare alla pubblicazione di 2 libri editi, “Percorso Inverso” ed “Acqua nell’acqua”, mi hanno dato molte soddisfazioni personali e riconoscimenti, e immancabilmente i miei versi accompagnano tuttora il retro delle mie tele)…poi, successivamente, mi dedico con passione al mosaico e alla nobile arte del vetro, in special modo l’intarsio del vetro; esperienze importanti e fondamentali per me, per la comprensione dell’immagine frazionata, come pure la percezione della luce e il cromatismo . Questi, direi, che sono stati davvero i capitoli fondamentali su cui ruota la mia poiesis pittorica, ma è il “Punto” la genesi di tutto!
Affascinata senza dubbio dai grandi artisti del passato (di cui cavalco le spalle) cerco comunque di discostarmi dal divisionismo e puntinismo per affermare un linguaggio più personale ed informale, fatto di movimento, di luci, e di ombre sottratte al colore.”

2. In generale cosa pensi degli artisti di oggi e del mondo dell’arte contemporanea?
“Nell’arte odierna, c’è nuova passione, e ancora tanta ricerca (che spesso sfocia anche nella provocazione, e ci può stare,…vedi le “pisciate” d’artista all’ultima biennale, ma così come accettiamo il fatto che l’arte sia libertà di pensiero, in egual maniera però lo è il diritto di critica…!)
Forse spesso appare un mondo caotico, ripetitivo, perché appunto viene fagocitato dai social, che offrono al pubblico qualsiasi genere, dal più banale al più ricercato e geniale, con il rischio di bruciare troppo velocemente l’offerta e disperderne le molteplici espressioni in un battibaleno.”
3. Qual è il tuo linguaggio? Cosa vuoi raccontare? Da dove si sviluppa il tuo processo cognitivo nella realizzazione delle tue opere?
“Nella mia ricerca artistica, tra parola e materia, ho avuto l’esigenza nel tempo, di imprimere un differente impulso alla mia creatività.
Necessità era il poter dare colore “visivo” alle parola scritta della mia poesia, ( zittire la parola, quietarla, in un certo qual modo, per renderla viva solo nel colore), e ne è scaturito una sorta di alfabeto personale, fatto di luce e ombre plasmate nel colore stesso, con gestualità ripetute e simboliche, emergenti dal fondo della tela. È nata così la mia personale forma di pittura che ho intitolato “Entropìa” (che in termodinamica è la legge che regola il disordine di un sistema,…il caos !).
Entropìa è ovunque intorno a noi, e nelle teorie dell’universo finito, è misura della graduale dispersione e degradazione di energia e di materia, fino ad ipotizzare la morte termica dell’universo stesso! …Argomento a dir poco, affascinante.
Da qui traggo spunto, per una sorta di viaggio personale, a ritroso verso il mio arché, la mia sorgente naturale, ma è allo stesso tempo il viaggio dell’umanità intera, attraverso lo spazio e il tempo, flusso che scorre, come un fiume verso il mare,…vita che scorre in cerca del suo naturale equilibrio.
Un viaggio di tutti e del “Tutto” in trasformazione… con la consapevolezza che in questo viaggio verso l’ignoto, nulla torna indietro, Pánta rêi ..!

“Siamo fiori senza
radici,
semi celesti
cresciuti in grembo all’Universo,
atomi in fuga,
rassegnati a sconosciute lontananze
che l’eterno disperde!…” (Rita Mazzini)
Cerco il mio lato creativo lì sulla tela, quel non-luogo, che mi permette la libertà di espressione senza nessuna preoccupazione formale.
Questa libertà, si concretizza confrontandosi con la percezione della realtà e ne scaturisce il mio personale linguaggio, che porta con sé il senso del movimento, e un pensiero di spazio e di tempo, come infinito scorrere della vita oltre la vita! Ed è forse dentro questo pensiero, il quale si fa strumento di ingresso verso l’ignoto, che posso percepire lo stretto legame tra arte e scienza!
L’entropìa mi aiuta a penetrare la tela con il mio monologo poetico, mi consente di mettere a fuoco (come in una narrazione), la percezione della realtà, il “tempo” della mia personale coscienza, attraversando, un punto dopo l’altro, “il tempo“ della scienza.
Ecco allora che, bramando la pura astrazione, e svincolando ogni sorta di forma o di pittura stereotipata e informale, un poco per volta l’ idea affiora e si evolve senza “premeditazione”, per trasformarsi in una sorta di autentico alfabeto essenziale capace di raccontare l’immaginario della mente.
La ricerca della spazialità, sperimenta un fluttuante ed ideale racconto in divenire, una trama di luce ed ombre, incantamento che l’occhio non conosce e non sa definire! E’ lì, nello spazio, che il colore sviluppa la sua genesi, esplora e sonda l’energia interiore, illumina lo snodo di collegamento tra segno – e – tempo, decodificando l’emotività, per renderla riconoscibile agli occhi. Come strumento che racconta la vita, l’occhio intraprende sulla tela un itinerario emozionale; fluttua, all’interno di un ‘non luogo’ che intrappola il colore e lo dissolve, e sollecita l’inconscio ad un vivace respiro di movimento armonioso. Ciò può permettergli di abbandonare il buio, e al tempo stesso, lasciarsi trastullare e sopraffare dalla naturalezza dell’impatto cromatico, esaltandone la sua poetica.

Ciò che mi preme è poter affermare il frutto della mia ricerca, fare del mio stile un alfabeto pittorico che nel tempo possa essere assimilato e compreso dal pubblico, ed essere “riconoscibile” a prima vista. Un linguaggio, in cui ognuno, possa riconoscere e recuperare dal profondo del cassetto della memoria , la parte più emozionale di sé.
Il colore di fondo delle mie tele, è quasi sempre nero o bianco, un monocromo d’impatto (simbolo dello spazio, ne definisce la profondità, e connette l’intera struttura del movimento, nel dialogo delle nuances dei vari pigmenti utilizzati).
Quando il punto, si carica del suo “peso” non resta segno statico, ma diviene un segno di partenza, attraverso cui posso emozionarmi e provocare emozioni, suggestioni.
La luce e le ombre, che il punto colorato crea nella sua dinamicità, sono alla base della mia ricerca. Ossessionata dalla luce, a quella cerco di giungere, sottraendo di volta in volta, materia e pigmento, ad ogni piccola goccia che crea il punto sulla tela, (asportando colore come quando si dipinge sul vetro una preziosa grisaille, per creare i chiaroscuri). L’entropìa allora, prende forma, allargandosi , e contorcendosi voluttuosamente, fluttua entro i limiti di una cornice monocromatica, che ne porta in risalto tutto il movimento e l’armonia.
4. Essere un artista, oggi, non è tra le scelte più semplici: cosa provi nell’atto realizzativo e nell’osservazione delle tue opere?
“Amo fare arte e non vorrei fare altro mestiere, perché ciò che faccio mi rende felice!
Il “punto” è per me , un segno di particolare energia, vale più dell’immagine stessa. Questa mia sorta di alfabeto segnico, mi permette di raccontare i movimenti spazio-temporali dell’umanità un viaggio ove si incrociano genti differenti per razze e culture, (crossing people).
Passo dopo passo, con un punto dietro l’altro, il mio intento è quello di raccogliere e trasmettere armonia e tensione visiva emozionale.
Spingo ad emergere mondi immaginari (senza premeditazione alcuna, perché anch’io voglio sorprendermi nella creazione, e appassionarmi ogni volta, in questa avventura!) .
Non è per “immagini conosciute agli occhi”, dunque, che cerco di esprimermi, ma per forme che si creano, più o meno, in modo inconsapevole, portate a galla dall’inconscio, ma anche dall’esperienza del mio sperimentare continuo (devo meravigliare in primis me stessa come ideatrice, e successivamente chi, poi, osserverà il dipinto finale). Tuttavia, di recente ho piacevolmente sperimentato, unendo l’entropìa con immagini dipinte a pixel, ed è nata la mia nuova serie “pop-Entropy” (sicuramente una linea più commerciale) che in futuro raccoglierà ritratti di personaggi, nel tempo divenuti icone. Resta, comunque, sempre aperto anche il ciclo dei “Nuovi Mondi“ in cui posso dedicarmi in maniera più dirompente, sentendomi libera di prendere per mano le mie emozioni, utilizzando quella luce che il punto sa creare nella sua incredibile dinamicità.

5. Chi è stato il tuo maggior sostenitore/trice e chi, invece, ha cercato di farti desistere?
“I primi grandi sostenitori senza dubbio mio marito e mio figlio, poiché conoscono da sempre questa mia passione per ogni forma espressiva.
Mio grande sostenitore è stato il noto mecenate ferrarese Renzo Melotti (importante gallerista recentemente scomparso), un grande collezionista e uomo di forte generosità e caparbietà, attraverso la sua Fondazione, ha potuto aiutare medici e ricercatori e sostenere forti campagne di beneficenza a favore di molti ospedali. Ho avuto la fortuna di essere notata da lui ad una mia esposizione, lui entrò per caso si innamorò della mia arte tanto che desiderò tenere pubblicamente un avvincente discorso critico sul mio lavoro esposto, (fu una grande emozione!), e da quell’istante abbracciò la mia arte e scelse alcune opere per la sua importantissima Collezione Privata (fu una sorta di colpo di fulmine)! …successivamente mi “scelse” anche come amica (chiamandomi con il diminutivo di “Ritina”) e questo ancor di più mi ha onorata immensamente .
Il poter frequentare la sua casa Museo, e far parte del suo giro di affetti, sentirlo parlare con estremo amore ed enfasi di Arte e di tutti i ricordi di quei fantastici artisti storicizzati e ormai quotatissimi sul mercato, che ha accolto per tanti anni nella sua nota galleria a Ferrara, (e nella sua casa), aiutandoli anche ad avanzare nel loro cammino artistico, …beh! è stato a dir poco, davvero importante per me. Mi ha sempre incoraggiata, è stato il primo a comprendere fin da subito il mio linguaggio. Resterà sempre caro nei miei ricordi.
6. Se potessi guardare nel tuo futuro cosa riusciresti e vorresti vedere?
“Sicuramente mi sarebbe di conforto, poter lasciare una traccia di questo mio fare arte, (percorso che va dalla letteratura, all’ art-design, alla pittura) vorrei, un giorno, sapere di non aver attraversato questo mondo, solo per aver respirato aria!
7. Progetti a breve termine?
“È da poco terminata la mia personale “Nuovi Mondi“ in centro a Ferrara, presso la Idearte Gallery a cura del noto critico Cesare Orler che fin da subito ha creduto nel mio lavoro, e lo ringrazio per la dedizione sincera e il sostegno costante con cui mi segue con grande professionalità e mi sprona in questa mia affascinante avventura nel mondo dell’arte. Collaborare con lui in questo momento, è un privilegio che assolutamente mi onora.
La curiosità che avanza e ruota intorno alle entropìe è tanta e ha permesso al mio lavoro di incanalarsi in situazioni espositive di grande prestigio, fino ad approdare in televisione sui canali di televendita d’arte di due conosciute gallerie milanesi “ArteAtelier“ ( Sky 863 ) e “Arcadia Art Gallery“ (Canale Italia 127 DigT).
8. Il tuo ricordo più bello legato al mondo dell’arte?
“I ricordi sono tanti legati alle città d’arte, tra visite a palazzi, castelli, musei e gallerie eppure parlerò di una mostra che mi è rimasta incisa nella mente, proprio nella mia città Estense, e si tratta del magnifico percorso espositivo di “Boldini e la Moda“ nel 2019, presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara.
Amo Boldini, artista travolgente e ultra-chic , che sa trasmettermi una energia quasi elettrizzante!, la sciabolata della sua gestualità pittorica, anticipò di mezzo secolo l’informale europeo, e resta tuttavia ancora oggi, assolutamente potente e inconfondibile.
L’eccezionale esposizione (che è stata trasferita anche negli Stati Uniti) ha previsto un insieme delle sue opere come protagonista, accompagnate anche da opere di quei suoi colleghi, che hanno significato qualcosa per lui, nel suo percorso professionale; poi, ovviamente, erano esposti moltissimi abiti alla moda , disegnati da importanti stilisti del tempo, e abiti teatrali, profumi e accessori, una infinità di cappelli dalle più differenti fogge, e scarpe, e oggetti preziosi ed immancabilmente i libri. Un percorso avvincente studiato nei particolari, in cui era impossibile non sentirsi travolgere dagli echi di quel tempo che fu.
Meraviglioso! E tutto questo, è stato proposto insieme, …proprio perché nella Parigi di quel tempo, Arte, Moda e Letteratura, erano tutte legate assieme in uno straordinario intreccio.
Le Donne divine di Boldini, appaiono spesso con grandi cappelli, raffinati e sontuosi, adornati con le piume dell’uccello del paradis , e di esse, pare ancora sentire arrivare oltre la tela, il loro profumo e lo strusciare degli abiti di seta e di quelle preziose stoffe alla moda. Donne raffigurate solo per essere ammirate, come stessero all’interno di una scenografia di un teatro, …hanno siluette femminili dai fianchi stretti, mani affusolate e gentili…ma innegabilmente sono donne con grandi personalità, il cui destino è far incantare ancora e ancora di sé, il pubblico del mondo intero.
Una sensibilità unica, tipica di quegli artisti che sanno fare arte dentro sé stessi prima di trasportarla nel mondo fisico, reale, per arrivare all’anima di chi ha il privilegio di osservarli.
Dott.sa Arianna Forni