INTERVISTA: Daniele Conti – Emozione Essenziale
Il significato di Arte viene, troppo spesso, sopravvalutato, posto su di un piedistallo dorato, altisonante, ridondante. La parola stessa riesce a trasformare un uomo solo nell’icona della sapienza espressiva di sentimenti comuni, sprezzanti, strazianti, ironici, nella disperata ricerca di una risposta alle domande esistenziali. L’arte non è questo. L’arte è emozionarsi nella sua realizzazione, emozionarsi davanti ad una grande opera, piangere, ridere e sorridere. Daniele Conti lo ha capito. Fin da bambino ha cercato di raccontarsi attraverso i suoi quadri; un getto sulla tela a rappresentare qualcosa di molto più profondo, non importa se, parole sue “coloro da schifo”, ciò che conta è il messaggio: la sola tecnica ad interessargli, veramente. Si tratta di un animo gentile, il suo, ma allo stesso tempo irride il presente, stride in un contesto lineare di arte ed è proprio questo a renderlo unico come unica è la brama di un’immortalità artistica.

1. Quando sei nato e dove? Da dove nasce la tua espressione artistica?
Sono nato nella Marca Gioiosa et Amorosa del ’79, a Treviso il 25 Aprile. Sono sempre stato
attratto dalle cose uniche… non so perché; ho sempre desiderato possederle, crearle è stato il passo successivo. Ho iniziato prestissimo a fare arte, desideravo realizzare qualcosa che possedesse quell’emozione di unicità tanto bramata.
2. Chi sono i tuoi maestri e le tue fonti di ispirazione e cosa prendi
da ognuno di loro?
Sono veramente tanti gli artisti da cui traggo ispirazione, il primo tra
tutti credo proprio sia Picasso, poi Basquiat, Roger Ballen e il mio
amico Virginio Vona. Da tutti ho cercato di imparare come arrivare
all’essenziale, poche linee e pochi colori, significativi di una grande espressione emotiva priva di fronzoli, essenziale nell’essenza stessa del significato.

3. In generale cosa pensi degli artisti di oggi e del mondo dell’arte
contemporanea?
Mah… è un bel macello… se è arte quella di oggi si saprà tra 100 anni,
compresa la mia. L’unica cosa di cui sono certo è che oggi un artista,
se vuole davvero fare l’artista, deve conosce tante persone giuste oppure avere già tanto denaro da investire per crearsi una visibilità utile a imporsi nel panorama nazionale e internazionale.
4. Qual è il tuo linguaggio? Cosa vuoi raccontare?
Definirei il mio linguaggio iconico, nel senso che i miei disegni sono
icone come le intendiamo oggi, semplici forme che a colpo d’occhio fanno
percepire un messaggio. Caricature del mondo moderno che lasciano passare un messaggio. Siamo troppo legati a dei cliché imposti: la moda, il costume, il dover apparire prima dell’essere. Vorrei che le mie opere raccontassero proprio questo: l’ironia del mondo moderno nella costante necessità di crescita personale.

5. Da dove si sviluppa il tuo processo cognitivo? Quali sono le tue
emozioni nell’atto creativo e quelle che vuoi trasmettere al tuo
pubblico?
Ascolto molta musica, guardo molti film, sono molto teso quando dipingo,
ho paura di sbagliare, è molto veloce il processo di creazione del
quadro vero e proprio, lavoro tanto sul bozzetto prima, anche settimane,
ma poi in 20 minuti lo comincio e lo finisco.
6. Essere un artista, oggi, non è tra le scelte più semplici: Cosa ti ha
spinto a fare arte e perchè?
Quando hai un quadro, se sei un vero amante dell’arte, ce l’hai perché
stimi il lavoro ed il pensiero di chi l’ha fatto. Se una persona compra
un mio quadro vuol dire che ha stima per il mio lavoro, che stima il mio
pensiero, anche se il quadro è brutto, anche se a casa non ci sta bene
in nessuna parete. L’arte va comprata e custodita perchè ci permette di viaggiare osservandola, di andare oltre ciò che siamo, di leggere i nostri sentimenti.

7. Cosa significa Arte? Cosa significa Fare Arte? Cosa significa
Osservare l’Arte?
Arte non vuol dire nulla. Fare arte è la soddisfazione personale nel
materializzare qualcosa che hai in testa. Fare arte è la disperata
ricerca dell’immortalità. Osservare l’arte vuol dire rubare idee e
pensieri, vuol dire condividere o discordare su una scelta. Vuol dire
cercare di capire, e se ci si riesce goderne.
8. Chi è stato il tuo maggior sostenitore/trice e chi, invece, ha
cercato di farti desistere?
Penso la birra Moretti, in entrambi i casi!
9. Se potessi guardare nel tuo futuro cosa riusciresti e vorresti
vedere?
Il presente è così intenso e complicato che pensare al futuro mi fa
venire le emicranie. Comunque credo: “La pace nel mondo”.

10. Progetti a breve termine?
Devo pensare ad un nuovo bozzetto.
11. Il tuo ricordo più bello legato al mondo dell’arte?
Mi misi a piangere come un bambino la prima volta che vidi la Monnalisa.
Poi sono andato a bere una birra.
“On ne voit bien qu’avec le coer, l’essentiel est invisible à les yeux”, scriveva Antoine de Saint-Exupéry ne Le Petit Prince. Il destino dell’uomo, dell’umanità intera, è proprio questo: provare ad osservare ciò che non siamo in grado di vedere. Ognuno di noi ha il suo essenziale da trovare. L’arte esiste per aiutarci.
Dott.sa Arianna Forni
