Quante parole: tante al vento, tante sciorinate più per marketing che per concetto, tante altre enunciate per avvicinarsi alla retorica, ormai trucidata, del bel parlare, altre ancora sussurrate dolcemente a chi vuole ascoltarle, non per avere delle risposte, forse, per provocare altre insistenti domande, bussano nella testa, cercano una risposta ma non è mai quella giusta, ne pescano un’altra ma è ancora sbagliata e allora si sceglie quella che “suona meglio” e la si usa per fermare il tempo sulla verticale che divide il passato dal futuro e che, no, non è il presente, lui non esiste: lo sanno tutti.

Non farò riferimenti a chi, ultimamente, ha parlato dell’Arte, non mi interessa nemmeno che a farlo sia stato Achille Bonito Oliva (l’ho detto!), non mi ineressa chi gli ha risposto, né in modo positivo né in modo negativo. Non mi interessa perché lo hanno fatto tutti. Io vi parlo dell’arte vera, contemporanea e non, quella che vi piace, quella che andate a cercare nei musei, nelle gallerie, per le strade, negli studi degli artisti; l’arte di cui sentite il profumo e il rumore, di cui percepite il dialogo e, a volte, non sempre, sapete anche ascoltarla. Io parlo di Arte. In questo luogo io parlo dell’Arte come massima espressione della comunicazione umana, non dell’intelletto, solo, semplicemente, della comuncazione. Siamo nati per comunicare, per farci ascoltare, per comprendere, per porre e porci delle domande, per darci delle risposte (sbagliate), per farci altre convinzioni e poi accorgersi di aver sbagliato di nuovo, certo. L’Arte è imperfezione e se tu ti ritieni perfetto, va bene, ok, ma non sei Arte, non lo sarai mai. L’Arte del Futuro, ma anche il Futuro dell’Arte, è la creatività di una comunicazione che “ferisce più della spada”, è l’arte di chi ha qualcosa da dire, non solo di chi la sa fare, tecnicamente. L’Arte, l’ho detto spesso, è qualsiasi cosa che ponga l’individuo nel suo individualismo: unico, irripetibile.

Intanto il tempo scorre, come nella clessidra che segna le ore dell’artista, dalla sua nascita al suo Futuro, a quello della sua Arte.
Non è né il gallerista, né il critico, né il curatore, né l’artista stesso a fare dell’Arte, beh, solo Arte. L’Arte la fa il pubblico, la fa la community alla quale arriva un messaggio e ne parla, la fanno i collezionisti che, liberamente, sebbene consigliati da professionisti del settore, scelgono cosa mettersi in casa, o in un caveau, o in barca, o in mezzo al giardino. L’Arte è quello che vogliamo vedere perché qualcuno ci ha messo nella condizione di vederlo e, allora, l’Arte, quella di cui parlo io, è solo emozione.
Viviamo in un mondo dove la stragrande maggioranza delle persone non conosce la costruzione base di una frase: di cosa stiamo parlando? Di comunicazione? Chi ha l’ardire di ergersi “comunicatore” deve conoscere le basi ma, soprattutto, deve avere qualcosa da dire. Non c’è altro.
Il mercato dell’Arte è strano perché parlare di mercato attorno a qualcosa che parla è aberrante, eppure funziona, vende. Quindi? Quindi fruisci dell’arte, comprala, guardala, impara, ascoltala, senti cos’ha da dirti ma non perché un soggetto specifico ti ha consigliato di farlo, sì, va bene, ascolta anche lui, se pensi di poterti fidare, poi, però, lascia che sia il tuo cuore a scegliere, solo così darai vita al Futuro dell’Arte, all’Arte che sarà Arte anche domani.
Fidati di una professionista! Raggiungi nuovi orizzonti, apri il tuo sguardo, costruisci il tuo mondo: è proprio lì il luogo in cui vivrai il tuo Futuro.
“Ama l’arte; fra tutte le menzogne è ancora quella che mente di meno.”
(Gustave Flaubert)
Arianna Forni
