“le alghe del tuo vicino ti sembran più verdi sai,
vorresti andar sulla terra, non sai che gran sbaglio fai.
se poi ti guardassi intorno
vedresti che il nostro mar
è pieno di meraviglie,
che altro tu vuoi di più!
in fondo al mar! in fondo al mar!”

(Compositori del musical: Alan Menken, Howard Ashman, per il film Disney “La Sirenetta”, 1989. Titolo originale “Under the sea”, tradotto in italiano “In fondo al mar”. Nel 1990 vinse sia il Premio Oscar che il Golden Globe, nel 1991 anche il Grammy Award)

La Sirenetta - da ilcaffe.tv
La Sirenetta – da ilcaffe.tv

L’uomo che sa guardare il mare, sa portarne rispetto, sa sentirne il profumo inebriante, sa riempirsi i polmoni di libertà e sa percepire la sua forza immesa, è un uomo buono. L’uomo che sa guardare le montagne, sa averne rispetto e timore, sa ammirarle con profonda partecipazione comprendendone la forza infinita, è un uomo buono. L’uomo che riesce a sentire sé stesso nella grandezza cosmica del nostro piccolo Pianeta vivo, che sa adeguarsi ai cambienti, sa mutare le sue consuetudini in base all’andamento irregolare del territorio che abitiamo, senza farne un dramma, cogliendo, invece, un’opportunità, è un uomo buono. L’uomo che ha a che fare con degli esseri viventi, di qualsiasi specie animale, che sia in grado di percepirne le necessità primarie, cibo, acqua, un posto dove dormire, un branco, e secondarie, affetto, coinvolgimento, relazione, dialogo, comprensione, è un uomo buono. Per comprendere tutto questo non possiamo fare altro che parlare del primo elemento da cui siamo partiti: il mare. Il Mare, con quella sua calma apparente, con quei suoi scatti d’ira improvvisi, quelle tempeste spaventose e quella quiete altrettanto inaspettata. Il Mare, vivo in sé stesso, come elemento naturale e vivo dentro sé stesso grazie alla flora e alla fauna che lo abita e di cui, ancora oggi non abbiamo totale certezza. Il Mare; un tripudio di colori, un affiscinante atmosfera dalla pluralità di emozioni: pace, ansia, calma, paura, relax, terrore. Il Mare è tutto ed è niente, dipende dall’uomo che decide di avvicinarsi per capirlo meglio. Lo sbruffone verrà preso a schiaffi dalle onde; il timido faticherà a raggiungere la riva; l’uomo, consapevole di sé e del quieto rischio a cui sta andando in contro, avrà l’onore di carpirne i segreti e, parzialmente, dominarne la furia. Il Mare è il simbolo di libertà più sicuro e determinante presente sulla Terra; il Mare è libero, il Mare non può essere costretto da niente e da nessuno, va lasciato vivere come crede, libero di reagire, di mostrare le sue grinfie oscure e di accoglierci pacatamente in quei rari e caldi giorni d’estate. Tutti gli altri elementi terreni sono, in modo parziale ma visibile, più controllabili o, fortunatamente, sfruttabile dal punto di vista energetico, pensiamo al vento, per fare un esempio. La stessa Montagna non è così imprevedibile, è più imponente, più snervante ma più lenta nei suoi inesorabili movimenti, viva ma meno vivace, pericolosa ma meno imprevedibile. Da questo connubio e dalle sue diversità nasce il quadro “La Grande Onda di Kanagawa”, di Katsushika Hokusai, nel 1830-1831. Il Mare e la sua furia si mischiano a quella piccola montagna innevata sul fondo della tela; l’onda stessa sembra costruirsi attorno ad una cima nevosa in inesorabile scioglimento sotto l’inesorabile risucchio del mostro d’acqua che la sovrasta. Mare e Montagna si mescolano tra loro, sembra proprio che Hokusai voglia dimostrare quanto il Mare sia più forte, riesca a vincere anche sulla Montagna più alta, quella sulla quale la neve trova sempre rifugio, quella sulla quale il freddo regna sovrano, quella la cui altitudine diventa rischiosa per chiunque, tranne per il Mare stesso. Hokusai ha personificato due elementi terreni rendendoli distintamente uguali, mostrandone pregi e difetti, forza e debolezza. Nell’inquietante immagine di un’onda incontrollabile riusciamo a distinguere la quiete di un nevaio isolato dal mondo, là, solo, senza il minimo desiderio e la minima necessità di creare alcun fastidio a nessuno, a meno che non sia l’uomo stesso ad andarselo a cercare.

Poi, però abbiamo anche questo: Caspar David Friedrich, Two Men by the Sea, 1818

Caspar David Friedrich, Two Men by the Sea, 1818
Caspar David Friedrich, Two Men by the Sea, 1818

Il tramonto scende lento dietro l’orizzonte, perfettamente orizzontale, disegnato dal mare sul limitare dello sguardo umano. Questa è la pace, dopo la tempesta, forse, o dopo una lunga giornata di lavoro. Due uomoni davanti al mare calmo, luccicante, di uno splendore purificante, dal silenzio infinito. Due uomini in adorazione, in meditazione, in ascolto di quel lieve movimento d’acqua continuo che aiuta l’anima a mantenere equilibrio, pace. Friedrich è famoso per questo genere di immagini ma, in questa, ha saputo dare il meglio di sé, ha reso il mare calmo proprio nella sua ineguagliabile serenità.

William Turner è un artista dal retroscena sempre drammatico, in questo caso, però, gli serve per dipingere un quadro potente nel suo contenuto e struggente nel suo insieme: “The Fighting Temeraire tugged to her last berth to be broken up”, 1839:

THE FIGHTING TEMERARIE di Joseph Mallord William Turner (1839) - libreriamo.it
The Fighting Temeraire tugged to her last berth to be broken up – La valorosa Téméraire trainata al suo ultimo ancoraggio per essere demolita di William Turner (1839) – libreriamo.it

Questa nave aveva un grande valore storico, varata del 1798, ebbe la meglio durante la battaglia di Trafalgar e ora, inesorabilmente, ancora in mare, sta per essere demolita. Turner adorava osservare questi drammatici momenti da postazioni privilegiate che lo mettessero nella condizione di prendere appunti, osservare la prospettiva, le dimensioni e, soprattutto, i colori. Anche in questo caso si tratta di un tramonto, il momento migliore per affacciarsi al mare, il momento migliore per trovarlo calmo, come se, anche lui, come noi, avesse bisogno di riposo, di ristoro. Quella nave meravigliosa, a novantotto cannoni, aveva saputo battersi in mare aperto come la più valorosa guerriera di sempre ma ora non sarebbe più stata utile, bisognava liberarsene, recuperare il recuperabile e fare un bel falò di tutto il resto. L’immagine è perfetta, dipinge una fotografia esatta di quello che sta accadendo, sembra la lenta ascesa al patibolo di un condannato a morte; i colori sono il massimo impegno di stile e dottrina pittorica che Turner ha sempre saputo adoperare. I colori sono il quadro e quest’opera segna una fine. Finché il sole non sorgerà di nuovo nessuno avrà la sensazione di avere una nuova possibilità, un nuovo inizio. La Téméraire sta per morire ed è proprio quel sole al limitare del mare a non smettere mai di ricordarcelo.

Per non farci mancare niente osserviamo anche il quadro di Gabriele D’Annunzio pittore, “Pesca”, 1883:

DAnnunzio-pesca 1883 - da stilearte.it dannunzio-pittore
Gabriele D’Annunzio- “Pesca” 1883 – da stilearte.it dannunzio-pittore

Il 1883 fu l’anno in cui D’Annunzio dovette sposare la Duchessa del Gallese, Maria Hardouin; si trattò di un matrimonio riparatore da cui, in ogni caso, ebbe tre figli. Non durò molto, appena qualche anno e si separarono legalmente. Proprio nel 1883, sembrava ci fosse davvero una sorta di amore che legasse il poeta alla duchessa tanto da fargli dipingere alcuni piccoli quadri proprio in suo onore. Mentre dipingeva prendeva appunti riguardanti i suoi errori e i suoi successi nell’accostamento dei colori, scriveva come se stesse parlando con sua moglie. Sembrava una dolce tenerezza, una piccola conquista nell’aver trovato qualcuno con cui condividere sé stesso e il suo mondo “D’Annunziano” da SuperUomo, super intelletto e super sopravvivenza. Di fatto ci ha lasciato molti capolavori e qualche disegnino semplice ma dal risvolto più sentimentale di qualche suo scritto eccessivamente indirizzato verso il suo proprio egocentrismo di genere e di sorta.

Il Mare più piacere o meno; c’è chi si sdraia sulla sabbia bollente per ore; chi si tuffa in acqua e poi si allontana dal calore, spesso insopportabile, del sole estivo; chi gioca con i bambini; chi adora guardare il mare in burrasca; chi, semplicemente, non può fare a meno di sentire quell’odore ineguagliabile di salsedine. Chi va al mare per praticare sport d’acqua; chi vuole solo trovare un po’ di riposo dopo mesi di duro lavoro. In realtà non importa quale sia il motivo a spingerci verso le nostre coste o verso quelle straniere, l’importante è avere una ferma convinzione: il mare ci è stato amico e nemico fin dagli albori della storia umana, conserva e custodisce dei ricordi colmi di rilevanza, di importanza storica, ha, dentro di sé, un mondo separato dal nostro che vive in modo diverso e deve essere lasciato libero.

La libertà del mare non può essere controllata ma, con questo, vale anche il contrario.

Arianna Forni

La sirenetta - da news.popocorntv.it
La Sirenetta – da news.popocorntv.it

 

 

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