Una notte. Basterebbe una notte per cambiare le cose. Una notte diversa, una notte unica, una notte in cui ritrovare umanità, sensibilità, sentimento, delicatezza per una compartecipazione, intima, con il mondo attorno a noi, quella cornice tanto bella quanto maltrattata, respira, la Terra su cui viviamo, i suoi elementi.
“Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e ‘honore et onne benedictione. […] Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.” (Francesco d’Assisi, 1226)

Aria, Acqua, Terra, Fuoco, in un baluginio di fulgore, in un’estasi emotiva, in una forza in crescita, dentro, fuori, dentro, fuori. Paura e Potenza, Debolezza e Forza; l’unicità delle antitesi che si completano, si creano l’una nell’altra, vivono e ci fanno vivere. Una notte, già, solo una notte e il mondo, questo mondo infame, difficile, pieno di insidie, potrebbe cambiare, potrebbe mostrarsi differente. Una notte, in cui il bene sovrasti il male, i dotti influenzino l’ignoranza, i saggi infondano sicurezza nei deboli, negli stolti, negli ingenui. Una notte in cui la delinquenza, la frode, il potere occulto, governato dal Demonio, possano cadere sulle ginocchia, sentire il dolore che hanno scaraventato addosso agli innocenti, alle persone troppo sicure della propria insicurezza per accorgersi, in anticipo, di quello che avrebbero patito. Una notte, non una notte normale, una notte in cui nessuno possa dormire, una notte in cui ogni coppia di occhi aperti riesca a surclassare la lucentezza, infinita, dell’universo intero. Una notte per noi, una notte per le persone, per la gente e le genti, una notte per il mondo faunistico, per gli animali impauriti, torturati, affinché anche loro possano guardare in faccia il bene, sentirne il profumo, cercare una carezza, lo sguardo amico di chi li ama, di chi li protegge per proteggersi a vicenda. Uno, tanti e ancora uno. Chi siamo noi per sentirci unici? Chi siamo noi per scegliere la vita e la morte? Chi siamo noi per capire l’una e l’altra? Chi? Nessuno, ma abbiamo un dovere: essere il meglio di noi stessi, apprendere, studiare, imparare, essere la natura migliore nell’essenza animalesca da cui siamo nati. Una notte in cui la normalità riesca a spiazzare il disumano, l’eccentrico, quell’apparenza, sì, inganna.

Una notte in cui quell’inganno, creato per farci stare meglio, all’apparenza, non esista più, mostrandoci la realtà per quella che è, nel nostro bene, nel nostro normale dolore, nel nostro quotidiano vivere, routinario, ma pieno di passione, di amore, di lungimiranza, di obiettivi da raggiungere, di speranza. Una notte, ecco, una notte in cui la speranza non sia più solo una fonte vitale a cui appellarsi ma si trasformi in qualcosa di concreto, palpabile, vero. Una notte di Arte, letta e leggibile. Solo una, basterebbe. Chissà quanti capirebbero, davvero. Capire non è facile, bisogna volerlo; quella notte, però, servirebbe. Un vernissage notturno in cui l’Arte in mostra nient’altro sarebbe se non la nostra umanità introspettiva, guardata con gli occhi del cuore, della sensibilità che tutti avrebbero l’occasione di percepire. Ora molti la nascondono, fanno finta di niente, per ignoranza, per mancanza di cultura, di studio, di consapevolezza. Parlano a vanvera, parlano senza sapere cosa dire né cosa stiano dicendo, parlano perché hanno la voce, non sanno ascoltare, non sanno ascoltarsi. Una notte per insegnare l’umiltà, una notte per dare delle regole, non scritte, non imposte, bensì sentite nel proprio profondo, carpite attraverso valori, veri. Una sola notte, mai più. Una notte, una sposa, sola, già vestita di bianco, già pronta per il mattino seguente, già carica di emozione, insicurezza, domande prive di risposta. Aspetta il suo sposo, attende l’esplosione di un sì, uno solo, come quella notte, ed è per sempre. Timore, terrore. Perché la sposa? Perché ha scelto di fare quel passo. Sarà vero amore o finzione, legata agli stereotipi moderni? Paura e desiderio si equivalgono. Esce di casa, in bianco vestita, trova un bosco, immaginario, si siede, si riposa, riflette e guarda al futuro negli occhi del mondo che, quella notte, veglia sul domani, di tutti, anche sul suo.

“Buonanotte, buonanotte amore mio
Buonanotte tra il telefono e il cielo
Ti ringrazio per avermi stupito
E per avermi giurato che vero
Il granturco nei campi maturo
Ed ho tanto bisogno di te
La coperta gelata e l’estate finita
Buonanotte, questa notte è per te
Buonanotte, buonanotte fiorellino
Buonanotte tra le stelle e la stanza
Per sognarti devo averti vicino
E vicino non ancora abbastanza
Ora un raggio di sole si è fermato
Proprio sopra il mio biglietto scaduto
Tra I tuoi fiocchi di neve e le tue foglie di te
Buonanotte, questa notte è per te
Buonanotte, buonanotte monetina
Buonanotte tra il mare e la pioggia
La tristezza passerà domattina
E l’anello resterà sulla spiaggia
Gli uccellini nel vento non si fanno mai male
Hanno ali più grandi di me
E dall’alba al tramonto sono soli nel sole
Buonanotte, questa notte è per te” (Francesco de Gregori, 1975)

Già, Buonanotte, una notte per salvare il mondo, lo spirito umano, i popoli e le genti, per salvarci da tutti i mali che ci affliggono, per guardare sorgere il sole abbagliati dalla sua luce ma sicuri, una volta ripresa la vista, di trovarsi in un mondo migliore, un mondo magnanimo, un mondo di saggi, dotti e sapienti, capaci di capire e far capire, amare ed essere amati, vivere e lasciar vivere.
Buonanotte, questa notte è per te.
Arianna Forni